29.11.2020 – 1^ Avvento: Una speranza che è sorpresa continua – Mc 13,33-37 –

29.11.2020 – 1^ Avvento: Una speranza che è sorpresa continua – Mc 13,33-37 –

Pubblicato da admin, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

Verso l’anno 30 della nostra era, Gesù di Nazareth capisce che le autorità stanno per sbarazzarsi di lui. Poco tempo prima che ciò avvenisse, egli annuncia ai suoi discepoli che il «figlio dell’Uomo», – ­così si definiva – un giorno sarebbe tornato.

Negli anni 60 i primi cristiani aspettano sempre e rischiano di stancarsi, perché non succede nulla.

Nel suo vangelo Marco racconta la parabola del padrone che affida delle incombenze ai suo servi, poi parte, e chiede loro di vegliare (ritorna quattro volte).  Invita così i suoi lettori del 1°secolo a non lasciarsi prendere dal sonno ma a rimanere vigilanti, a spiare il ritorno del Signore.

Oggi, neppure noi sappiamo il momento, ma sappiamo che il Figlio dell’Uomo viene.  E se il momento fosse l’«oggi» del tempo presente?

Si tratta del momento di Dio. Il non sapere quando accade, ci dice che ogni momento è buono. Come cogliere un tale momento? C’è un segno inconfondibile: il suo essere Amore.

Là quando si ama:

  1. Dove si fa proprio il dolore e l’incertezza dell’altro con tutti i sui timori;
  2. Dove vale solo il gesto delicato e lo sguardo che dice tutto.
  3. Dove la misericordia ha la meglio sul giudizio di condanna.
  4. Dove io e te avvertiamo la sollecitazione a non pensare a sé per vivere nell’ Amore.
  5. Dove c’è accoglienza in una società dalle molte razze, culture, nazioni, religioni.
  6. Dove si fa esperienza di Chiesa come comunione fraterna e molteplicità di servizi e di una società inter-dipendente e più solidale: ciò che si fa ad uno lo si fa a se stessi.
  7. Dove si rimane sorpresi e si può dire di qualcuno: ma chi glielo fa fare?

È quello un momento dei suoi. Là accade la sua venuta. È il suo continuo venire in incognito ma dalle evidenze concrete. Accade spesso dall’ ingresso della porta di servizio.

Egli è un Signore che continua a sorprenderci con la sua venuta, perché il suo Spirito sempre ci precede e non smette di stupirci con la sua grazia che è sintesi di tutti i beni che Dio dona. E diventa stupore perché si capisce, in un attimo, come sarebbe il mondo se si vivesse quell’Amore.

Perché non riscoprire il tempo presente come ricco di significato, luogo della speranza, che è il nome che riassume l’avvento?

 «È la speranza che mi commuove, – così Pèguy fa parlare il Padre -, io mi commuovo non tanto perché credono, perché credere è di tutti, ma che i miei figli sperino, questo mi commuove».

Che cioè si volga ancora l’animo in avanti pur nella notte della prova, nel momento della sconfitta o della malattia; si rivolga ancora il cuore a qualcuno pur nel giorno della crisi, del fallimento, della separazione.

Vegliare e stare svegli, poiché non si sa quale futuro di risurrezione Dio stia riservando a un mondo che muore.

Devo avere la consapevolezza, Signore, che il tuo tempo non corrisponde al mio. E che tu però non perdi mai il tuo tempo! Lavori a ricostruire il più delle volte le nostre rovine.

È qui che devo avere speranza e leggere in modo diverso: ai miei occhi appaiono vere macerie mentre ai tuoi corrispondono già a pietre preziose per ville residenziali. Esattamente come alla nostra infedeltà corrisponde la tua fedeltà alle promesse!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *