31.01.2021 – 4^ del Tempo Ordinario: Insegnava come uno che ha autorità
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,“Erano stupiti del suo insegnamento” (Mc 1,22).
Che cosa c’era nelle parole di Gesù che attirava le folle e le colmava di ammirazione?
Egli dava voce ai fatti che compiva. Non erano suono vuoto, ma espressione di quanto faceva. C’era una perfetta sintonia tra quello che Gesù era con ciò che insegnava. Non viene esposto il contenuto di tale insegnamento, ma viene mostrato Gesù subito in azione, la parola in atto: in fondo è Gesù stesso il lieto annunzio, il vero contenuto della sua proclamazione.
Marco continua: “Egli insegnava loro come uno che ha autorità”.
E questa sta nel fatto che Egli mette l’uomo direttamente in contatto con il Dio vicino, senza passare più attraverso i ragionamenti degli scribi, le prescrizioni della Legge o il tempio di Gerusalemme.
Marco vuole così mostrare l’efficacia di quella “buona notizia” che Gesù è venuto a proclamare; di fronte alla parola di Gesù il male non può resistere e l’uomo non può più restarne schiavo.
Il fatto stesso che oggi accade – la guarigione di un uomo “posseduto da uno spirito impuro” – va letto nella sua interezza e verità.
Nella cultura del tempo tutte le malattie psichiche e fisiche venivano attribuite all’influsso di un qualche essere personale, che era nemico dell’uomo e opposto ai piani di Dio. D’altro canto, gli evangelisti sembrano prendere sul serio anche l’esistenza di demoni e il loro influsso sulla vita dell’uomo.
La liberazione o la guarigione, ancor prima che dirci qualcosa delle straordinarie qualità prodigiose di Gesù, ci dice qualcosa sulla realtà del regno che egli annuncia. Questo regno significa la sconfitta del male in tutte le sue svariate forme.
“Io so chi Tu sei” (Mc 1,24).
Gesù non ha ancora detto una parola che qualcuno lo ha già scoperto. Dunque la sua presenza si percepisce.
Ma chi in quel momento ne sente l’influsso?
Il primo ad intuire subito il pericolo mortale è il demonio, che cerca di opporre resistenza, facendo gridare il malcapitato e cercando così di mettere in fuga l’esorcista. Esso urla che Gesù deve rimanere nel suo ambito, nella sua sfera di influenza, e cioè il mondo sacrale di Dio, consegnando invece alla loro influenza (al plurale perché il demonio è come una pluralità di demoni) l’umanità malata di questo disgraziato: “Che vuoi da noi? (Mc 1,24).
Ma chi è quest’uomo così malmesso?
Possiamo pensare a uno che si trova a vivere una vita divisa in due, giocata sull’apparenza e sull’opinione degli altri, che sa ben conciliare l’essere in ascolto della Parola e la preghiera, con una vita interiore in preda a situazioni di vera schiavitù.
Ora Gesù, venuto per unificare la vita dell’uomo e a ridare la piena libertà di figli di Dio, non fa altro che Amare. È dunque il suo Amore a farsi sentire.
Ed è questo Amore che compie l’operazione necessaria. Essa passa attraverso un grido di dolore che, come una ferita profonda, implora una Parola liberante che possiamo tradurre così: non temere, ti sono vicino e sono per te luce e salvezza. Presentati come sei, anche gridando, e Io ti ascolto sempre e ti do le vere possibilità di vita, senza inganno. Stai dunque in pace.
Possiamo allora essere certi che quando qualcosa viene meno o muore – c’è anche una morte interiore -, è perché c’è Qualcuno che sta facendo una cosa nuova. Non ce ne accorgiamo? Con le pietre del crollo, Egli sta costruendo l’edificio nuovo. Ed è per noi il momento del “fuori casa”, dell’attesa operosa per l’amore che circola, e che è già un assaporare, in anteprima, l’ambiente di Dio, nella sicura speranza di poter un giorno abitare quella “dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli” (2^Cor 5,1).