01.04.2018 – Pasqua 2018 – Giorno di Pasqua: La forza del Risorto!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie, Pasqua 2018,Partiamo dalle brevi parole di commento alla risurrezione presso il Santo Sepolcro nell’anno del mio viaggio in Terrasanta nel 1995:
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Lo ha mandato perché il mondo si salvi per mezzo di Lui. Ma non è stato accettato e quindi rifiutato tanto da arrivare a crocifiggerlo con la conseguente morte. Allora Dio ha posto la sua firma su tutto quello che ha fatto Gesù facendolo risorgere. E poi lo ha ridonato così, Risorto, agli uomini in modo che non sia più possibile farlo morire”.
Abbiamo sentito Pietro che, tutto rinnovato, parla con decisione: “Noi siamo testimoni … noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti” (At 10,41).
Abbiamo visto correre lo stesso Pietro con Giovanni verso il sepolcro. Uno di loro arriva primo. Per la storia è Giovanni, ma è chiaro il significato spirituale che l’evangelista vuol dare: si tratta del discepolo che Gesù amava, e quindi di colui che è entrato in sintonia con Lui, con cui s’intendono subito.
È naturale pensare che chi accoglie l’amore e a sua volta ama, vede e intuisce la verità della cose nell’immediatezza.
Dove cogliere la sua risurrezione?
1. Un cuore che ama è segno di un tratto di risurrezione. L’amore è vita: vive e fa vivere.
2. Le persone che si amano godono della sua presenza in loro e fra loro; fossero anche due sole, in quell’amore-dono che porta a perdere tutto per essere nell’amore, essere amore. Un dono che fa essere l’altro! È risurrezione.
3. Chi vive il dolore per amore, lo trasforma da negativo a positivo facendo di ogni dolore, anche sotto forma di piccoli inconvenienti, un’occasione per amare o far le cose per amore. E’ segno di risurrezione!
4. La semplicità di chi è piccolo, cioè umile, senza difesa, disarmato, fa vedere la fisionomia del Risorto. Gesù risorto è vivo anche in chi sembra un niente, sembra che non ci sia.
Camminare con il Risorto è avere accanto la speranza che, come virtù teologale, riguarda Dio; è la certezza che, per Lui, non c’è tristezza che non si trasformi in gioia.
Il mistero della Pasqua di Gesù si scioglie, rivelandosi, quando si vede nell’esperienza, che nulla si genera di positivo, senza vivere quella realtà interiore che dice comunque una morte. E così anche il dare la propria vita non è più un morire ma un vivere per l’altro, è dargli vita. È vita reale che il dono vale quando l’altro l’ha ricevuto e preso e io l’ho perso. In questa perdita per il dono di sé sta il principio attivo di risurrezione.
E infine non si può dimenticare che ogni parola di Gesù, presa e vissuta, è espressione di risurrezione perché parola di vita eterna.
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