Nessuno ha un Dio così vicino e accessibile che ci parla e ci indica la strada per essere felici noi e i figli dopo di noi. Un Dio che è relazione e la crea: desidera comunicare. In quanto Trinità può farci dono della sua esperienza di comunione e unità.
Il Padre dice relazione generativa, crea e ama. Il Figlio mandato dal Padre, fa conoscere l’esperienza divina e dice di insegnare a tutti a viverla. Lo Spirito Santo inviato dal Padre e dal Figlio, continua ad essere presente nell’uomo e con l’uomo.
La sua presenza opera in modo sacramentale – come conferma il Vangelo con l’invio ad evangelizzare e a battezzare le genti -, ma che tuttavia non può non “incrociarsi” con quella sua presenza non palpabile ma ugualmente reale. Lo Spirito infatti soffia dove vuole e come vuole. Nel seguirlo vanno tolte rigidezze e sclerotizzazioni, pregiudizi e forzature, chiusure e indebite assolutizzazioni anche della propria appartenenza, come quella al corpo visibile della Chiesa cattolica. Lo Spirito c’è, opera dappertutto, e lo fa prima di noi, meglio di noi, più di noi.
Una delle tentazioni più sottili e perfide del Maligno è quella di farci dimenticare la presenza dello Spirito, di farci cadere nella tristezza come se Dio ci avesse abbandonato in un mondo cattivo, contro il quale lottiamo ad armi impari, perché l’indifferenza, l’egoismo e la dimenticanza di Dio hanno a poco a poco il sopravvento.
È questo un grave peccato “contro lo Spirito Santo” (cf Mt 12,31ss), che nega in pratica la sua forza e la sua capacità pervasiva, la sua penetrazione come vento e come soffio in tutti i meandri della storia. Al contrario, la fiducia nel Signore che “ha un popolo numeroso in questa città” (At 18,10), promuove un discernimento realistico sulle condizioni positive e negative della fede nel nostro mondo, senza indulgere né a vuoti ottimismi né a sterili pessimismi. Lo Spirito Santo fa intravedere quella rete di relazioni di amore che lui sta formando nel mondo e che è riflesso di quella rete di relazioni di amore che è la Trinità santa.
In conclusione
Per opera dello Spirito, i credenti sono ammessi allo stesso rapporto con il Padre che ha Gesù. Questo significa, per la lettera ai Romani, “non essere più schiavi, ma figli”. Noi abbiamo un Dio che si fa uomo e rivela nel Figlio il suo amore di Padre, e dona a noi la possibilità di entrare con lui nello stesso tipo di rapporto. Addirittura è lo stesso Spirito che grida in noi: “Abbà, Padre!”, facendoci figli nel Figlio. Per questo l’altro diventa specchio di Dio, è fratello e rende felici per la relazione vera che a lui ci lega. Questa relazione è la firma di Dio che ci ha pensati e voluti e ci porta avanti.
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