31.12.2017 – Santa Famiglia: I GENITORI RICEVONO IL FIGLIO COME DONO
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Oggi abbiamo a che fare con due coppie Abramo e Sara che, pur essendo ormai segnati dalla vecchiaia, diventano genitori, e anche in Maria e Giuseppe che salgono al tempio per offrire il bambino al Signore.
Dio chiede la loro collaborazione. E si vede quanto ne abbia bisogno.
Sono genitori che accolgono ciò che Egli dice, promette e compie. E così anche i figli che dona loro divengono espressione di un disegno misterioso che si svela. Sono figli ricevuti e ridonati cioè riconosciuti come figli di una promessa.
È bello il compito di due creature, papà e mamma, che è appreso da Dio stesso ed espresso in ogni loro gesto.
A tal proposito ascoltiamo, su alcuni punti, piccoli brani di Amoris Laetitia di Papa Francesco.
Apertura all’amore: «La forza della famiglia risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare. Per quanto ferita possa essere una famiglia, essa può sempre crescere a partire dall’amore» (AL 53 e 208). Ai figli, ad esempio, la famiglia insegna l’amore di sé – l’autostima -, l’amore dell’altro – sessualità e amore sociale -, e l’amore di Dio.
Educazione alla fede: «La famiglia è il luogo dove i genitori diventano i primi maestri della fede per i loro figli. È un compito “artigianale”, da persona a persona» (AL 16; cfr 221). “… è bello quando le mamme insegnano ai figli piccoli a mandare un bacio a Gesù o alla Vergine. Quanta tenerezza c’è in quel gesto! In quel momento il cuore dei bambini si trasforma in spazio di preghiera” (AL 287).
Fiducia nel futuro. La Chiesa è riconoscente “… alle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre” (AL 86).
Per questo l’eredità che i genitori lasciano è una scia di vita che continua di generazione in generazione.
Bellezza e responsabilità del dono di un figlio.
Un figlio in casa, in famiglia, è continua novità. Fin dal suo arrivo, atteso e ricevuto. E poi lo sviluppo con le domande e quindi la relazione che cresce con il bisogno di attenzioni particolari che richiedono il tempo, quello più prezioso, per un figlio che cresce, inderogabile, urgente, unico, provvidenziale, determinante.
Cos’è un figlio in casa? Non certo un soggetto che può accontentarsi di regali, anche costosi. Ricordo di un bambino che, il giorno del suo compleanno, così scrisse a suo papà: “Non voglio regali ma che tu stia un po’ più con me!”.
Non dunque cos’è ma chi è un figlio in casa?
È persona che cresce: come per lo sviluppo di una pianticella, non ci vuole fretta.
…va curata: la cura è segnata dall’amore per lui, un amore che è prima di tutto dentro la relazione del padre e della madre. Il figlio desidera e vuole che i genitori si vogliano bene.
…con pazienza: la pazienza non è legata alla perfezione di un figlio, che non deve sbagliare, ma sta nella capacità di rialzarsi dopo l’errore, nell’avere la possibilità di essere accolto non solo quando si comporta bene ma anche quando, e direi soprattutto, è in difficoltà. Quando arriva il tempo delle critiche scambievoli, allora è il momento del maggior bisogno.
Se il figlio è un dono…
Allora lo si riceve, lo si apprezza, si fa crescere fino a sganciarsi perché possa vivere da sé e camminare con le proprie gambe. È vederlo come altro da sé, da custodire.
Quando è felice un genitore?
Nel momento in cui riesce a dire: ho cresciuto un uomo, una donna!
E ancora: quando vive ciò che ha imparato in casa, ricevuto in eredità.
E di questo il figlio sarà riconoscente per sempre.
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