03.11.2019 – 31^ Tempo Ordinario: La fuga che termina! – Lc 19,1 – 10
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,“Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10).
Tradotto: ciò che è “perduto” è mio. Ne vado in ricerca. Chi è perduto lo percepisce e si sente attratto.
Vediamo le tappe:
1. “Cercava di vedere chi era Gesù” (Lc 19,3)
Devo vederlo! È un uomo che cerca solo Gesù.
È qui che, guidato da un vero desiderio, uno mette in atto ogni strategia. E nulla è più di ostacolo, né la cattiva reputazione e nemmeno una folla dove tutto è “più alto” di lui.
E allora sale su di un albero che lo nasconde agli occhi indiscreti ma non a quelli di Gesù.
2. “Gesù alzò lo sguardo” (Lc 19, 5)
Lo vede Gesù! Egli cerca solo l’uomo.
Gesù lo vede perché lo ha già visto. Ne conosce il cuore che è sincero, privo di sola curiosità che ne è stata solo lo spunto.
Gesù lo ha visto oltre il suo peccato e ne ha scoperto il disagio, la mancanza di gioia e l’insoddisfazione del denaro. Ha visto il cuore sofferente e, per questo, da sanare.
3. “Oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5)
I due sguardi s’incontrano!
A casa. Lì si trovano a tu per tu l’Amante e l’Amato, ora l’uno e ora l’altro in uno scambio rapido. Ora è Gesù l’Amante e Zaccheo l’Amato; ora è Zaccheo che Ama e Gesù che è Amato.
È un gioco d’amore che grida la sua vittoria!
A nessuno dei due interessa la folla con i suoi umori e i suoi giudizi. Si cercano dentro la folla, si trovano e lasciano la folla. È lo Spirito che li guida e che li aiuta a superare i condizionamenti di una mentalità che non contempla l’incontro personale, il rapporto a tu per tu con Gesù e che annulla dentro di essa come si fosse un semplice numero nella massa anonima.
Non è così per Gesù che, pur di trovare l’uomo, provoca la mormorazione: “E’ entrato in casa di un peccatore!” (Lc 19,7).
Ma l’uomo è salvo!
4. “Io do la metà di ciò che possiedo ai poveri” (Lc 19,8)
Gli occhi vedono i poveri! Qui si parla di dare, restituire. E questo perché il di più di ciò che uno ha per vivere, non è più suo ma di chi non ha.
S. Basilio, a proposito, dice: “il pane che a voi sopravanza, è il pane dell’affamato; la tunica appesa al vostro armadio, è la tunica di colui che è nudo; le scarpe che voi non portate, sono le scarpe di chi è scalzo; il denaro che tenete nascosto, è il denaro del povero; le opere di carità che voi non compite, sono altrettante ingiustizie che voi commettete”
Accade l’esperienza di salvezza. Ci si sente diversi, liberi e leggeri. E si può dire: Padre nostro, che si nei cieli. Tu sei Padre e noi tuoi figli, tutti. Il peccato, che divide, non c’è più perché è tornata la relazione con Dio e con i fratelli.
Gesù continua sempre la sua ricerca.
Anche io ne sono oggetto. Finché non mi accorgo che Egli mi accoglie come sono e ciò che non riesco a fare; e quel suo sguardo si ferma su di me e il mio su di Lui.
Anche la mia fuga è finita!
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