06.01.2020 – Epifania: Gesù si vela ma non si nasconde!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,“Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Mt 2,2)
È una domanda che può fare anche un bambino.
Gli risposero:
“A Betlemme” (Mt 2,5)
Allora Erode li inviò a Betlemme dicendo:
“Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo” (Mt 2,8)
Essi non sono abituati alla S. Scrittura e non fanno parte del popolo dei credenti in Dio. Si ritrovano però e, con piena coscienza, a cercare Dio. Infatti ad Erode dicono chiaramente: “Siamo venuti per adorarlo”. E si adora Dio solo!
E quando, seguendo le indicazioni dei profeti, arrivano a Betlemme …
“Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, e si prostrarono e lo adorarono” (Mt 2,11).
Non si scandalizzano!
Trovano nel bambino la risposta di Dio alla loro ricerca, che è quella di ogni uomo. Chi è semplice lo riconosce, l’intelligenza è piegata. Si va in cerca del sacro, si trova un bambino che parla di casa, di papà e di mamma, di famiglia, di unità, di amore, di fraternità.
Possiamo porci alcune domande:
- Sappiamo riconoscere e adorare Gesù anche quando non fa miracoli, ma muore in croce? Anche quando ci sembra debole contro il male che dilaga? Anche quando perdona i suoi nemici che sembrano più potenti?
- Sappiamo riconoscere e adorare il Signore presente nel semplice pane dell’Eucaristia? Sappiamo riconoscerlo nei suoi ministri che portano in sé i limiti di ogni uomo? Sappiamo riconoscerlo nei poveri e in ogni prossimo che, in casa o fuori, incrociamo nella nostra vita?
- È nella insignificanza dei segni che prende significato pieno l’incontro di Dio con l’umanità. Sappiamo riconoscerlo nell’aridità della preghiera e nella ingratitudine di coloro ai quali abbiamo fatto del bene?
Possiamo cadere anche noi in ginocchio dinanzi al piccolo e a ciò che è piccolo. Che pace in quella casa dove il piccolo e ciò che è piccolo da senso al vivere insieme.
Casa che è la famiglia. Casa che è la parrocchia. Casa che sono gli ambienti frequentati e dove si lavora.
Già. Il sacro l’ho trovato purché non mi stanchi mai di credere che vince la semplicità, l’umiltà, la mitezza di un piccolo, quel piccolo che è venuto per Amore e per amare. E possiamo un giorno anche noi dire: “abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. (1Gv 4,16)
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