09.02.2020 – 5^ del Tempo Ordinario: Essere sale e luce – Mt 5,13 – 16
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,1. “Voi siete il sale della terra” (Mt 5,13).
Nell’Antico Testamento l’immagine del sale è molto utilizzata: nel libro dei Numeri gli Israeliti parlano della loro alleanza come di una ‘alleanza di sale, perenne, davanti al Signore’ (Num. 18,19).
Nel Nuovo Testamento, leggiamo: “Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri”(Mc 9,50). Mangiando il sale con qualcuno si stabiliva un patto di amicizia.
Gesù dice ai suoi discepoli: voi siete il sale della terra; e non: voi siete come il sale… Questo significa che le qualità di questo ingrediente sono le qualità stesse del discepolo di Cristo.
Il sale ha sapore e dà sapore.
Esso assolve alla sua funzione quando viene sparso su ciò che c’è da salare e ne rimane solo il sapore donato. Dal linguaggio di Gesù possiamo capire che chiunque avvicina e ascolta il discepolo, ha la sensazione, che si trasforma in certezza, magari quella riflessa del giorno dopo, di essere stato con qualcuno, incontrato da uomo a uomo, ma che doveva essere diverso.
Non si tratta spesso di parole ma di semplici gesti, talora solo di presenza. Potremmo dire traducendo liberamente S. Paolo, sia che tu cammini, sia che tu mangi o parli, tutto quel che fai è una testimonianza del tuo essere di Cristo, la vita che vive è legata a Gesù
2. “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14).
Nell’ A.T. la luce, da qualunque sorgente essa provenga, è segno della presenza della divinità (cfr. Es 3; 19,15-18); il saggio dice che la sapienza è un ‘riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio’ (Sap 7,26).
Gesù dice di sé: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Egli ora dice dei suoi discepoli: voi siete la luce del mondo. Gesù si identifica nei suoi discepoli. È Lui la vera luce, la fonte della luce; ma, dopo la sua morte e risurrezione, i suoi discepoli saranno a pieno titolo luce del mondo.
La luce illumina solo per il fatto che si accende. Si vede che è possibile vivere diversamente. Anche qui non si tratta di prediche o di dover convincere. Si tratta di dar luce attraverso valori vissuti: se vivi l’amore si vede che doni la vita; se vivi la comunione dei beni si vede il vero distacco; se vivi la preghiera si vede con chi sei stato; se vivi la vita si vede che sei una lode a Dio.
Così è accaduto ad una giovane impiegata in un ufficio dove molti non hanno voglia di lavorare. È credente e mantiene calma e sorriso. Quando qualcuno si arrabbia, alza la voce e si sfoga con lei, prendendola anche in giro. Lei tace e sgobba. Sa che non sono cattivi. Probabilmente ognuno ha i suoi problemi.
“Un giorno il capoufficio va da lei quando gli altri sono assenti e le chiede: “Ora mi deve dire come fa a non perdere mai la pazienza, a sorridere sempre”. Lei si schermisce dicendo: “Cerco di stare calma, di prendere le cose dal verso buono”.
Il capoufficio batte un pugno sulla scrivania ed esclama: “No, qui c’entra Dio sicuramente, altrimenti è impossibile! E pensare che io a Dio non ci credevo!”
Al termine Gesù dice: “Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro” (Mt 5,16).
Vale a dire: altri, vedendovi, possano riconoscere che siete figli di un Padre che tutti abbraccia, tutti comprende. La lode e la gloria per ciò che voi fate, non va cercata per voi stessi, ma va a Lui per il quale vivete con la vera libertà di figli.
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