IL TEMPO È SUPERIORE ALLO SPAZIO (EG 223.225)

Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi.
Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci.
Questo criterio è molto appropriato anche per l’evangelizzazione, che richiede di tener presente l’orizzonte, di adottare i processi possibili e la strada lunga. Il Signore stesso nella sua vita terrena fece intendere molte volte ai suoi discepoli che vi erano cose che non potevano ancora comprendere e che era necessario attendere lo Spirito Santo (cfr Gv 16,12-13). La parabola del grano e della zizzania (cfr Mt 13, 24-30) descrive un aspetto importante dell’evangelizzazione, che consiste nel mostrare come il nemico può occupare lo spazio del Regno e causare danno con la zizzania, ma è vinto dalla bontà del grano che si manifesta con il tempo.

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SEI TU, GESÙ CROCIFISSO E ABBANDONATO! IN LUI È TUTTO IL PARADISO CON LA TRINITÀ

(Chiara Lubich)

È l’Amore puro quello che è Dio.
Un Amore aperto, totale, radicale.
Che però circola.
“Come il Padre ha amato me
così anch’io ho amato voi”.

Un amore che non chiede nulla perché,
essendo unico e dentro l’essere di Dio,
non ha bisogno di nulla.
È semplicemente Dio – Amore
che fa il Paradiso di tutti.

Sì, Dio si fa conoscere “in Lui”:
il Padre lo ama
e lo fa essere obbediente come Figlio.
Il Figlio lo riconosce come Padre
e quindi lo ama facendolo essere tale:
lo Spirito Santo ama il Figlio e il Padre
perché li lega nel momento in cui
per amore si fanno nulla
l’uno per l’altro.

In Lui è veramente tutto il Paradiso
con la Trinità . (Dip – continua)

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Pensiero del giorno

Dal Vangelo secondo Giovanni 8,51-59

PRIMA CHE ABRAMO FOSSE, IO SONO.

Cosa c’è di meglio e di più esaltante che vedere la realizzazione del proprio desiderio più profondo, di ciò che si è sempre creduto e tramandato?
Eppure per la gente del tempo di Gesù,accogliere in Lui il compimento delle promesse fatte ad Abramo al quale fu chiesto di rimanere fedele alla relazione con Dio che lo conduceva fuori della sua terra per dargliene uno dove scorre latte e miele… e della rivelazione del suo nome fatta a Mosè: “Io sono Colui che Sono” (Es 3,14) che in Gesù accade per davvero, apparve incredibile, addirittura un’operazione diabolica: “Ora sappiamo che sei indemoniato” (Gv 8,52).
Anche noi possiamo cadere nello stesso errore se non accogliamo lo sviluppo della storia, il processo della creazione che si evolve di continuo, se non cogliamo l’urgenza di percorrere strade nuove sull’esempio di Abramo che esce dalla sua terra, dal suo mondo, per andare verso la terra promessa da Dio.

Come non riflettere su ciò che accade e che ci chiede di cambiare passo nel segno di Gesù e della sua Parola, che sono un tutt’uno?

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