“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” (Mt 27,46).
È un grido che sconcerta chiunque lo ascolta. La parola “abbandono” è severa. Ma è quella che Gesù ha pronunciato quando in croce stava per morire.
Cos’è allora questo grido? Dice una situazione limite, uno stato d’animo da crollo, l’urlo di un disperato.
Ma a “gridarlo a gran voce” è Colui che il Padre ha mandato, Colui che viene da Dio, il Dio che si fa carne.
E allora assume in sé due echi quello di uno che risuona di qua, nel versante dell’uomo, e dice un dolore immenso e straziante. È l’uomo che sente il peso di ciò che grava su di lui. È il dolore di tutte le tragedie umane.
Ma quel grido è pronunciato da Dio che si fa uomo e allora c’è un riflesso diverso nell’ambiente della Trinità e non può essere che un riflesso d’Amore.
E si svela un grande mistero che, prima di Gesù, era nascosto a noi e non rientrava nell’esperienza di Dio. Si tratta dell’esperienza dell’Amore dentro il Dolore.
E allora ogni grido che l’umanità innalza è, per Gesù, tradotto in Amore, diventa decisamente Amore.
Qual è la strada che Gesù ci insegna a percorrere dietro di Lui?
È la strada segnata dalla Volontà del Padre nell’attimo presente. In essa è racchiuso tutto il dolore della fatica umana e tutto l’Amore che Dio esprime. Basta essere attenti ad ogni momento che ci viene incontro e essere pronti a viverlo come se Dio ci avesse voluti e creati solo per quello.
È questo un continuo distendersi sulla croce del quotidiano così com’è.
Penso a questo grido nella storia di oggi. È un grido di paura e di angoscia. Un grido che ha lo stesso tono di quello di Gesù.
Ma quel grido è lenito dall’Amore di chi lo ascolta e risponde. L’amore dei medici e degli infermieri, di chi li preleva a casa, di tanti che, nascosti, spargono l’olio della bontà. È un grido che, vinto dall’Amore, si dilegua perché altri lidi attendono: c’è l’orizzonte nuovo della vita che continua e che fa assaporare la vittoria.
Infatti come Gesù che lo pronuncia per primo non crede all’abbandono di Dio, si riabbandona a Lui e risorge, anche noi facendo lo stesso, possiamo avere la garanzia che l’Amore vince sempre, perché non può morire.
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