05.07.2020 – 14^ Tempo Ordinario: I “piccoli” accolgono il Regno – mt 10,37- 42
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,All’inizio della sua vita pubblica, lungo il lago di Galilea, Gesù ha suscitato parecchi entusiasmi e ha avuto un notevole successo; presto però sono cominciati i conflitti, le incomprensioni, le ostilità, tensioni e polemiche.
Molti discepoli, sconcertati dalle sue proposte, si sono scoraggiati e lo hanno abbandonato: “a quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6,66).
Persino i suoi familiari si sono sempre mostrati piuttosto diffidenti: “Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui” (Gv 7,5).
Il brano si apre con la crisi di fede del Battista che ha inviato alcuni discepoli a chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 11,3). È continua con il pesante giudizio di Gesù sulla sua generazione (Mt 11,16-19) e con le minacce (Mt 11,21-24).
Quindi a metà della vita pubblica il bilancio poteva essere considerato deludente. Di fronte a un simile fallimento noi avremmo lasciato cadere le braccia, Gesù invece si rallegra e benedice il Padre per quanto è accaduto.
E si rende conto di chi lo sta seguendo.
Essi sono i “piccoli” (lett. bimbi poppanti-nepioi). Il piccolo-bambino all’epoca di Gesù era insignificante, senza peso sociale, economico e politico e, per questo, gravato dal peso di tasse, di lavori servili o dalla mancanza di lavoro. Senza mezzi economici per difendersi in tribunale o di fronte ai soprusi dei potenti.
Essi sono aperti, disponibili, si fidano, si affidano e confidano in Dio ma sono affaticati e oppressi dal giogo di leggi e tradizioni (Mt 23,4: scribi e farisei “Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. “; At 15,10), ma che non sono più la Torà del Signore (v.29). Gesù difende questi piccoli, e prende più volte posizione. Essi riscuotono la “simpatia” del Padre che viene svelato.
Gesù dice loro: Prendete il mio giogo.
Il giogo è dolce perché è suo, cioè portato da Lui e attende che anche noi lo portiamo insieme con Lui.
E accade di scoprire una possibilità, che non sta certo nelle nostre capacità, ed è quella di poter portare pesi che si alleggeriscono.
E ci si accorge di andare avanti vedendo e vivendo momenti duri, fatti apposta per bloccare il cammino, e che invece diventano occasioni da superare con Lui. E si vede che Lui è quello che tira di più, perché lo può, mentre noi non ce la faremmo.
E ci si rende conto che tutto è Amore, che c’è un Padre, quello stesso di Gesù, che fa capire che si è all’alba della risurrezione e lo si vede dallo spuntare di nuovi germogli di vita.
E si scopre Gesù come Via che conduce a Dio.
Gesù continua: …imparate da me che sono mite e umile di cuore.
L’umiltà (humi uguale terra) ci dice che Gesù ci ama con cuore umano! Il suo eterno, infinito, immenso Amore si è come ristretto così da poter essere sostenibile. È un amore che senti come proveniente da uno alla pari ma in realtà è sempre Dio che ti ama. Ecco perché come prima cosa bisogna lasciarsi amare da Lui che nel suo rimpicciolirsi può manifestarsi come uno che ama per davvero. La risposta a questo Amore è solo vivere credendoci. È lui la garanzia del nostro amore, il marchio di fabbrica e di qualità.
La mitezza di Gesù è la capacità di amare a seconda di come uno deve essere amato. Essa dice attesa del tempo giusto, senza agitazione e senza allarme. Gesù mite di cuore fa sentire una presenza che aiuta, esorta ma senza opprimere. Non è certo un cuore accomodante ma educa amando mentre cammina facendosi compagno. E sprigiona misericordia, fraternità, fiducia e speranza. Lo si vede con i due discepoli di Emmaus la sera della sua risurrezione. Il suo cuore mite faceva ardere il loro. È l’amore che passa da cuore a cuore. Ci si sente amati e si è come spinti ad amare. Senza interruzione e senza soste. In una catena di amore vero ma delicato.
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