23.08.2020 – 21^ Tempo Ordinario: Il prete non può tutto ovunque
, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,A oggi non siamo ancora riusciti a trovare un modo per superare il «clerocentrismo» nella vita delle nostre parrocchie, dove il prete è il referente di tutto. Una sorta di imbuto che rischia di strozzare non solo l’ariosità missionaria di una comunità parrocchiale, ma anche il vissuto del ministero che si ritrova molte volte a svolgere funzioni che non gli sono proprie e per cui non è debitamente preparato. Anche il coinvolgimento attivo dei laici in questi ambiti rimane sostanzialmente sussidiario – al massimo alleggerendo le cose da fare, senza però riuscire a ribaltare lo stato di necessaria onnipresenza del prete – .
Per quest’ultimo il pendolo tra un insano senso di onnipotenza e una depressione da spaesamento sembra essere molte volte la conseguenza inevitabile. A detrimento di tutti. Riempirsi l’agenda di impegni è solo l’altro lato della medaglia di un rapporto patologico col tempo e con la vita quotidiana.
Ma anche se guardiamo agli ambiti più propri dell’esercizio del ministero, ci accorgiamo di un eccesso che attraversa da cima a fondo la vita del prete: liturgia, predicazione, catechesi, preghiera, carità, e così via… Dando l’impressione che il prete possa fare tutto, a discapito della qualità e della preparazione con cui fa, in virtù della sua ordinazione.
Oggi, anche senza tempo di apprendimento dalle pratiche di vita di una comunità parrocchiale. Questo sia quando si viene catapultati, nel giro di brevi anni, dal seminario all’essere parroco; sia quando si moltiplicano le parrocchie di cui un prete è responsabile.
Passare tempo ad apprendere dalla comunità cristiana a cui si è destinati sarebbe invece proprio ciò che aiuterebbe il prete a comprendere il tratto proprio della sua generica vocazione (tutto, ovunque, sempre). Un esercizio di discernimento nella configurazione personale del ministero che il prete deve al vissuto credente della gente della sua comunità parrocchiale.
Un apprendimento dalla fede quotidiana che lo porta a comprendere di non potere tutto del ministero stesso; che alcuni aspetti non sono nelle sue corde; che in altri non è capace; fino a poter delimitare un territorio del ministero rispetto al quale non è solo sacramentalmente abilitato, ma anche pastoralmente e umanamente competente.
Da Settimananews
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