18.10.2020 – 29^ Tempo Ordinario: Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,Alla domanda cattiva e astuta di chi vuole metterlo o contro Roma o contro la sua gente, Gesù risponde giocando al rialzo, come al suo solito, e con due cambi di prospettiva che allargano gli orizzonti della domanda. Con il primo cambio di prospettiva muta il verbo pagare (è lecito o no pagare il tributo a Cesare?) in restituire: rendete a Cesare quello che è di Cesare. Con il secondo cambio introduce l’orizzonte di Dio.
Innanzitutto parla di un dare e un avere: voi usate questa moneta, usate cioè dello stato romano, che vi garantisce strade, giustizia, sicurezza, mercati… Avete ricevuto e ora restituite. Pagate tutti le tasse per un servizio che tocca tutti. Come non applicare questa chiarezza semplice di Gesù ai nostri giorni in cui la crisi economica porta con sé infiniti dibattiti su manovre, tasse, evasione fiscale? Applicarla a noi, oggi: “restituisci, perché sei in debito”. Io sono in debito verso i genitori, amici, insegnanti, medici, verso la storia del mio paese, verso chi mi ha insegnato ad amare e a crescere, chi mi ha trasmesso affetto e valori, verso i poeti e gli scienziati, verso i cercatori di Dio, verso i moltissimi lavoratori sconosciuti, verso l’intera società. Un tessuto di debiti è la mia vita. Certamente io ho ricevuto molto di più di quello che ho dato. Ma, posso pensare; “restituire a Cesare di cui poco mi fido?”. “A Cesare che ruba?”. Sì, ma al modo di Gesù. Se Cesare sbaglia, il mio tributo sarà anche quello di correggerlo; e se mi sembra, gli ricorderò la voce della coscienza e il dovere della giustizia.
Il secondo cambio di prospettiva: Gesù inserisce la dimensione spirituale. Da Dio hai ricevuto, a Dio restituisci. Da Lui viene il respiro, il volere e l’operare, il gioire e l’amare, i talenti, il seme di eternità deposto in me; suo è il giardino del mondo. Davanti a Lui siamo debitori grati. E sappiamo che solo a Lui noi apparteniamo: l’uomo è cosa di Dio, figlio di Dio. È creatura che ha Dio nel sangue.