13.12.2020 – 3^ di Avvento: Una speranza dal testimone della luce – Gv 1,6-8.19-28 –

13.12.2020 – 3^ di Avvento: Una speranza dal testimone della luce – Gv 1,6-8.19-28 –

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Giovanni ci dice che il mondo si regge su un principio di una luce che sta sorgendo, minoritaria eppur vincente. Ciò che conta è che si renda testimonianza alla luce: non ai comandi, non ai castighi, ma alla luce di un Dio liberatore, del Dio di Isaia che fascia le piaghe dei cuori feriti, che va in cerca di tutti i prigionieri per rimetterli nel sole.

A me credente tocca allora essere annunciatore non del degrado, dello sfascio, del peccato, che pure assedia le nostre vite e il nostro mondo, ma testimone di speranza e di futuro, di un Dio sconosciuto e innamorato che è in mezzo a noi. E “mi copre col suo manto” dice Isaia. E farà germogliare una primavera di giustizia, una primavera che credevamo impossibile.

Al Battista viene chiesto per tre volte: “Chi sei tu?”, e per tre volte risuona la risposta: Io non sono. Risposta di colui che si spoglia di ogni ruolo, lascia cadere ad una ad una, tutte le apparenze, per ritrovare la base della propria identità.

E si insiste: “Che cosa dici di te stesso?” Egli si definisce una “voce”. Infatti nel testo greco la frase che leggiamo “io sono una voce…” di per sé non ha il verbo essere e andrebbe resa così: “Io, una voce che grida nel deserto”: trasparenza di qualcosa che viene da oltre, eco di parole che vengono da prima di me, che saranno dopo di me.

Egli è soltanto una voce, la sua persona scompare, rimane puramente la sua testimonianza, che chiede agli uditori di essere ascoltata; una voce che annuncia l’arrivo del Signore in mezzo al suo popolo.

Egli vuole essere solo la voce che rimanda alla Parola; come il suono della voce è provvisorio e fugace mentre solo la Parola rimane in eterno, così sarà per lui.

E la sua parola risuona: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”.

La persona di Gesù è soggetta a scoperta continua.

Egli entra nella storia umana in punta dei piedi e, di per sé, ognuno che lo incontra può raccontare e testimoniare una scoperta singolare. Egli infatti viene per l’uomo, per ogni uomo, per l’uomo di tutti i tempi.

La Chiesa diviene sempre di più consapevole che, pur avendo essa il deposito della fede da comunicare e trasmettere, le vie per arrivare al Cristo sono il più delle volte sorprendenti e sconvolgenti.

A) Quali orme per conoscerlo?

Egli ha detto:Chi mi ama… anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui. Chi mi ama, osserverà la mia Parola…” (Gv 14,21.23)

  • “Prendete e mangiate: questo è il mio corpo (Mt 26,26). Quando vado a Messa non lo vedo ma egli è presente. Prendo e mangio… Egli rimane in me e io in lui.
  • “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv 8,28). Quando arriva un dolore non sembra Lui ma Egli è presente. Lo accolgo e continuo a vivere: La vita acquista senso.
  • “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (in quanto uniti), io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Quando c’è concordia, non so la sua collocazione ma Egli è presente. Vivo l’amore reciproco in casa e fuori: vedo i frutti della sua presenza.

B) Quali segni che indicano una sua presenza?

  • L’amicizia donata riconduce a Cristo amico e fa scoprire l’altro come fratello e sorella;
  • Il perdono offerto rimanda a Cristo ricco di grazia e perdono e aggiusta i rapporti tra gli uomini:
  • Un fanciullo accolto nel suo nome è accoglienza di Cristo e provoca la semplicità di cuore;

Il sofferente, l’anziano, l’emarginato ben custoditi divengono servizio a Cristo stesso e rendono l’umanità fraterna.

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