31.12.2020 – Fine anno: Lasciare a Dio il timone della nostra barca
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,A. “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia” (Nm 6,25)
- si crede di amare e ci si scopre amati!
Il grazie a Dio, è legato alla ricerca continua fatta di novità ricorrenti. Dio infatti non è uno che, una volta scoperto, può dirsi anche conosciuto appieno.
La conoscenza di Dio dipende da noi e da Lui. Da noi che inseguiamo una luce che si spera oltre i tunnel bui, là in fondo ma che già illumina il tragitto. E da Lui che attira ma senza forzare la libertà e la volontà.
È un gioco d’Amore che non condiziona ma che si percepisce strada facendo: si crede di amare e invece ci si scopre amati! Ed è questo suo Amore che, alla fine, ha la meglio. Egli attira e ci si lascia attirare.
Tre frasi mi colpiscono: “Ora l’amato mio prende a dirmi: Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!” (CC 2,10); “Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. (Os 2,16); “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” (Ger 20,7)
B. “non sei più schiavo, ma figlio” (Gal 4,7)
- annegare tutto in Dio
E questo è dare tutto. Il verbo è chiaro: non c’è più in me, è in Lui e Lui lo può gestire. È non pensarci più perché ci pensa Lui. È il cuore che si apre a Lui che lo può guardare. Ed è lo sguardo di un papà che tutto può.
“Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori” (Lc 2,18)
- credere più alla misericordia che al disagio provato.
È la testimonianza dei pastori.
Sono rimasti semplicemente ad osservare – stupiti, estasiati – l’opera meravigliosa che Dio aveva operato in loro favore, poi hanno annunciato ad altri la loro gioia e quanti li ascoltavano rimanevano essi pure meravigliati (v. 18).
Come fanno a dire che queste persone sono “fuori della cerchia”, se Dio li ha circondati, li ha avvolti del suo amore? Crolla quello che la religione insegnava loro di Dio: è la novità, è lo scandalo della misericordia, che sarà il filo conduttore di tutto il vangelo di Luca.
Aver coscienza di essere peccatori significa credere che, di fronte ad ogni fragilità, quando ci si accorge di aver sbagliato, si crede più alla sua misericordia che al disagio provato.
Papa Francesco scrive nella Lettera apostolica Patris corde su San Giuseppe:
«La storia della salvezza si compie “nella speranza contro ogni speranza” (Rm 4,18) attraverso le nostre debolezze. Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza. (…) Giuseppe ci insegna che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. […] Lui ha sempre uno sguardo più grande».