La pandemia ci ha fatto sperimentare in maniera inattesa e drammatica la limitazione delle libertà personali e comunitarie, portandoci a riflettere sul senso profondo della libertà in rapporto alla vita di tutti: bambini e anziani, giovani e adulti, nascituri e persone in fin di vita.
Nelle settimane di forzato lockdown quante privazioni abbiamo sofferto, specie in termini di rapporti sociali! Nel contempo, quanta reciprocità abbiamo respirato, a riprova che la tutela della salute richiede l’impegno e la partecipazione di ciascuno; quanta cultura della prossimità, quanta vita donata per far fronte comune all’emergenza!
Qual è il senso della libertà? Qual è il suo significato sociale, politico e religioso? Si è liberi in partenza o lo si diventa con scelte che costruiscono legami liberi e responsabili tra persone? Con la libertà che Dio ci ha donato, quale società vogliamo costruire?
Sono domande che in certe stagioni della vita interpellano ognuno di noi, mentre torna alla mente il messaggio chiaro del Vangelo: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). I discepoli di Gesù sanno che la libertà si può perdere, fino a trasformarsi in catene: “Cristo ci ha liberati – afferma san Paolo – perché restassimo liberi; state saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
Una libertà a servizio della vita
La Giornata per la Vita 2021 vuol essere un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita: la libertà non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso.
A ben pensarci, la vera questione umana non è la libertà, ma l’uso di essa. La libertà può distruggere se stessa: si può perdere!
Una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente. Del resto, la libertà del singolo che si ripiega su di sé diventa chiusura e violenza nei confronti dell’altro. Un uso individualistico della libertà porta, infatti, a strumentalizzare e a rompere le relazioni, distrugge la “casa comune”, rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudini in dimore abitate sempre più da animali ma non da persone.
Papa Francesco ci ricorda che l’amore è la vera libertà perché distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione (cfr. Udienza 12 settembre 2018).
Responsabilità e felicità
Il binomio “libertà e vita” è inscindibile. Costituisce un’alleanza feconda e lieta, che Dio ha impresso nell’animo umano per consentirgli di essere davvero felice. Senza il dono della libertà l’umanità non sarebbe se stessa, né potrebbe dirsi autenticamente legata a Colui che l’ha creata; senza il dono della vita non avremmo la possibilità di lasciare una traccia di bellezza in questo mondo, di cambiare l’esistente, di migliorare la situazione in cui si nasce e cresce.
L’asse che unisce la libertà e la vita è la responsabilità. Essa è la misura, anzi il laboratorio che fonde insieme le virtù della giustizia e della prudenza, della fortezza e della temperanza. La responsabilità è disponibilità all’altro e alla speranza, è apertura all’Altro e alla felicità. Responsabilità significa andare oltre la propria libertà per accogliere nel proprio orizzonte la vita di altre persone. Senza responsabilità, libertà e vita sono destinate a entrare in conflitto tra loro; rimangono, comunque, incapaci di esprimersi pienamente.
Dire “sì” alla vita è il compimento di una libertà che può cambiare la storia. Ogni uomo merita di nascere e di esistere. Ogni essere umano possiede, fin dal concepimento, un potenziale di bene e di bello che aspetta di essere espresso e trasformato in atto concreto; un potenziale unico e irripetibile, non cedibile. Solo considerando la “persona” come “fine ultimo” sarà possibile rigenerare l’orizzonte sociale ed economico, politico e culturale, antropologico, educativo e mediale. L’esercizio pieno della libertà richiede la Verità: se desideriamo servire la vita con vera libertà occorre che i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà s’impegnino a conoscere e far conoscere la Verità che sola ci rende liberi veramente. Così potremo accogliere con gioia “ogni vita umana, unica e irripetibile, che vale per se stessa, costituisce un valore inestimabile (Papa Francesco, 25 marzo 2020, a 25 anni dall’Evangelium vitae).
Gli uomini e le donne veramente liberi fanno proprio l’invito del Magistero: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà, pace e felicità!”.
Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI per la 43a Giornata Nazionale per la Vita 07.02.2021
Si tratta del giornalista spagnolo Manuel Lozano Garrido beatificato il 12 giugno 2010 a Linares, sua città, dove per trent’ anni si è occupato di cronaca locale per varie testate nonostante fosse paralizzato e negli ultimi anni anche cieco.
Con originalità egli aveva composto un “Decalogo del giornalista” di stringente attualità e che riportiamo qui di seguito:
1. Ringrazia l’ Angelo che ha inciso sulla tua fronte la stella della Verità e la abbellisce ogni momento.
2. Ogni giorno dai luce al tuo messaggio con il dolore, perché la Verità è una favilla che si radica dal cielo e brucia le viscere, per illuminare, ma tu abbi cura di portarla dolcemente fino al cuore dei tuoi fratelli, affinché possa riposare pura e gioiosa come una carezza.
3. Quando scrivi, lo devi fare in ginocchio, per amare; seduto, per giudicare; eretto e potente, per combattere e seminare.
4. Apri timorosamente i tuoi occhi a ciò che vedi e lascia che ti si riempia di linfa e di freschezza il cavo della mano, affinché gli altri possano toccare il miracolo della vita palpitante quando ti leggono.
5. Il buon pellegrino della parola pagherà con la moneta della franchezza la porta che gli si apre nell’ albergo del cuore.
6. Lavora il pane dell’ informazione “pulita” con il sale dello stile e il lievito dell’ eternità e servila trasformata dall’ interesse, ma non usurpare al lettore la gioia di assaporare, giudicare e assimilare.
7. Tu sei albero di Dio. Chiedigli che ti faccia quercia; duro e impenetrabile all’ ascia dell’ adulazione e alla corruzione, ma con la sua fronte nei rami nell’ ora del raccolto.
8. Se il tuo silenzio viene chiamato sconfitta perché manca la luce all’ appuntamento, accetta e taci. Povero l’ idolo che ha i piedi di terracotta nella menzogna. Ma attenzione, quando è l’ ora, alla vanagloria del martire quando le parole non vengono pronunciate per codardia.
9. Tagliati la mano che va a macchiare, perché gli spruzzi nei cervelli sono come le loro ferite, che non possono essere curate mai.
10. Ricordati che no sei nato per la stampa a colori. Né dolciumi, né piatti piccanti: servi meglio il buon cibo della vita limpida e piena di speranza, come è.
Da Famiglia Cristiana.