01.08.2021 – 18^ Tempo Ordinario: Fame e sete di Parola di Dio
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati
È importante qui ricordare il fatto dei pani e dei pesci e come la folla lo acclama e, mossa da entusiasmo, cerca di prenderlo per farlo re. Ma il trionfo si trasforma, per Gesù, in un risultato piuttosto deludente: il suo gesto che propone la condivisione, viene frainteso, e viene compreso come una comoda moltiplicazione del cibo, con la speranza solo di continuare ad avere pane in abbondanza, gratuitamente, senza lavorare.
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà.
Gesù rendendosi conto del malinteso, non gli resta che accompagnare dal primo gradino della fede, che è quello dell’ammirazione e della riconoscenza per il pane ricevuto, al secondo, più elevato, quello della comprensione del messaggio contenuto nel dono che ha fatto.
È l’invito a fare una verifica, a chiedersi: per quale motivo cerco il Signore, ricorro a lui, prego e compio le pratiche del cristiano?
Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo.
Questo cibo è Gesù. Nella sua Parola è presente tutto l’alimento che Dio ha dato al suo popolo.
Ma il malinteso continua: “dacci sempre di questo pane” – chiede la folla; come, in altra circostanza, anche una donna samaritana implorava: “Dammi di quest’acqua” (Gv 4,15). La donna non capiva qual era l’acqua promessa da Gesù e continuava a pensare a quella del pozzo; ora il popolo cade nello stesso equivoco, non riesce a staccare il proprio pensiero dal pane materiale.
Gesù è costretto a chiarire:
Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.
La Bibbia impiega spesso le immagini della fame e della sete per indicare il bisogno di Dio. “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente”, cantava il salmista (42,3) e Geremia confessava al Signore: “Quando trovai le tue parole, le divorai con avidità; la tua parola fu per me una gioia e una letizia per il mio cuore” (Ger 15,16).
Il suo vangelo, e non la manna del deserto, è il pane disceso dal cielo. Ma va assimilato, come il pane che diviene vita di chi lo mangia.
È così che vengono risolti i due problemi vitali. Il Padre che mi conosce, sa bene ciò di cui ho bisogno per non morire di vera fame e di vera sete.
È per questo che manda Gesù, e mi pone di fronte a me stesso, nella mia giusta dimensione: non posso stare senza Dio! E torna in modo chiaro il mio essere figlio, come lo è Gesù.
È si fa allora evidente la mia vera
fame e la mia vera sete, che è quella d’Amore! Ed è questo suo Amore di Padre che, in Gesù, irrompe nella mia storia e s’insedia come certezza nella mia mente e mio cuore. Ciò accade nei modi a Lui congeniali e soprattutto attraverso ogni Parola che esce dalla sua bocca. Sono io a dover scoprire l’Amore che vi è sotteso!
Sono amato e posso amare! Non ho altro da cercare.
Il tuo Amore, Signore, mi basta e non mi resta che traboccarlo su altri a getto continuo. Ho trovato il senso pieno della mia vita!