I discepoli hanno compreso benissimo ciò che Gesù intende, ma non se la sentono di dare il loro assenso. Unire la propria vita alla sua, fare la scelta del dono di sé comporta un rischio troppo grande.
Come Gesù reagisce alla difficoltà dei discepoli a aderire alla sua proposta? Non si stupisce, perché l’incomprensione e il rifiuto fanno parte del mistero della coscienza umana.
E dice: “E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?” Come a dire: se avete tanta difficoltà ad accettare la mia proposta ora che sono in mezzo a voi, cosa accadrà quando sarò tornato al Padre?
Non deve destare meraviglia, dunque, che il vangelo non possa essere accolto da chi si ostina a volerlo mettere d’accordo con il buon senso umano.
La conclusione è prevedibile: “Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.” Gesù ha deluso le loro aspettative.
Ma il caso si fa serio quando, rivolto ai dodici, il Maestro domanda: “Volete andarvene anche voi?”. Un po’ di silenzio qui è d’obbligo. Poi Pietro risponde a nome di tutti, e non dice “dove andremo?” ma “da chi andremo?”, per aggiungere subito “noi abbiamo creduto e conosciuto” (Gv 6,59). Con ciò afferma che essi hanno creduto a Qualcuno, che, come Persona, si propone e dice ciò che nessuno può dire.
Si tratta di credere a Lui e non al proprio modo di vedere e di pensare.
È come dire: Sei tu, Gesù, che ci hai convinti e noi vogliamo seguirti anche se non capiamo tutto anzi molto poco; ci fidiamo di Te! Con Gesù bisogna partire con la fiducia per poi avere la gioia di comprendere e gustare la verità che è in Lui.
Dopo la risurrezione Gesù dirà a Tommaso: tu hai creduto perché mi hai visto ma beati sono quelli che credono senza vedere! Beati perché sono introdotti dentro l’incomprensibile, fin dove è possibile a loro. È come dire: se vieni ti farò vedere la meraviglia delle meraviglie! Se vieni, se credi, se ti fidi, se ti affidi, se ti abbandoni. Non è semplice ma è così. È l’essere introdotti in un altro mondo là dove non si può giungere “da soli”, ma ci vuole Dio stesso.
In tal modo la vita cambia e, seguendo Gesù, diviene una divina avventura.
Così nel caso del Pane di Vita non si tratta di capire ma di credere a ciò che Egli dice: questo è il mio Corpo, prendete e mangiatelo! E pian piano mi accorgo che la vita si carica di Amore, lo stesso suo Amore, e mi sento pienamente vivo. E posso dire con S. Paolo: “non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20).
È Gesù che conta e non più io!
E mi ritrovo cristiano tra cristiani; scopro infatti che questo Amore, dato a me-a te-a noi, è diventato reciproco.
Proprio come vuole Gesù.