05.09.2021 – 23 T.O.: Orecchio aperto e lingua risanata!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Il verbo ascoltare ricorre 1159 volte nell’Antico Testamento e spesso è riferito a Dio che – assicura Isaia – non è sordo (Is 59,1).
Egli è attento solo alle preghiere, al pianto, ai lamenti del suo popolo. “Se egli grida a me – garantisce – io l’ascolto, perché sono pietoso” (Es 22,26). In nessun testo dell’Antico Testamento si afferma che egli ascolta le lodi che gli vengono rivolte.
La sordità, nella Bibbia, è l’immagine del rifiuto della parola di Dio, raffigura la condizione dell’uomo sedotto da voci ingannevoli. È una condizione drammatica, una patologia grave, ma il Signore ha promesso di curarla.
Il brano di oggi è ambientato nella Decàpoli (v. 31), la regione in cui Gesù ha scacciato da un ossesso una legione di demoni che poi sono entrati nei porci e si sono precipitati in mare (Mc 5,1). Siamo dunque in terra pagana.
Il malato da guarire è un sordomuto incapace di udire e di comunicare, vive isolato, chiuso nel proprio mondo. È l’immagine di chi non ha mai avuto l’opportunità di incontrare Cristo e ascoltare il suo vangelo, indica anche chi, volutamente, chiude le proprie orecchie e non permette alla parola di salvezza di penetrare nel suo cuore.
Curando il sordomuto Gesù proclama l’inizio di un nuovo dialogo fra il cielo e la terra. Agli uomini, giudei e pagani, vengono aperte le orecchie e il cuore; tutti possono ascoltare il vangelo, accoglierlo nella fede e annunciarlo ai fratelli.
Nel fatto si trova l’esplicito riferimento al rito del battesimo.
- Il sordomuto non si presenta a Gesù da solo. Per giungere a Gesù e udire da lui la Parola che guarisce, è necessario essere accompagnati da qualcuno che ha già conosciuto il Maestro e ha fatto l’esperienza del potere salvifico della sua parola.
Nella chiesa primitiva, coloro che per primi si accostavano a un uomo ripiegato su se stesso, lontano da Dio, chiuso al dialogo con i fratelli, lo prendevano per mano, gli parlavano di Gesù e lo conducevano da lui, nel giorno del battesimo fungevano giustamente da padrini del neofito.
- Gesù alza gli occhi al cielo ed emette un sospiro. Chi è colmo della grazia dello Spirito, l’alito di Dio, è in grado di comunicare questa forza di vita a chi si trova in condizioni di morte.
Il gesto stesso della saliva sulla lingua del muto si comprende se si conosce la concezione popolare, per la quale la saliva era considerata una specie di concentrato dell’alito, una materializzazione del respiro. Toccando, con la sua saliva, la lingua del sordomuto, Gesù ha dunque inteso comunicargli il suo respiro, il suo Spirito. È quanto avviene nel battesimo: il cristiano riceve lo Spirito di Cristo che lo fa divenire suo profeta, messaggero del suo vangelo
- Poi c’è il gesto di porre le dita nelle orecchie. Il ministro tocca l’orecchio del battezzando con il pollice e prega: “Il Signore Gesù che fece udire i sordi e parlare i muti ti conceda il privilegio di ascoltare presto la sua Parola e di professare la tua fede”. Il cristiano non è solo colui che può ascoltare il vangelo, ma è anche colui che è abilitato ad annunciare il messaggio che ha udito.
- Effatà è una parola aramaica, la lingua parlata da Gesù, e significa “Apriti!”. Non è rivolta all’orecchio, ma all’uomo che prima non era in grado di udire.
Con il dono dello Spirito è possibile aprirci e prendere coscienza che abbiamo un Padre che ci ama e non siamo soli al mondo ma ci sono dei fratelli e delle sorelle. E allora possiamo ascoltare Dio che come Padre ci indica la Via, Gesù, e, attraverso Lui, ci dona lo Spirito che si fa nostro compagno nella vita.
Apriti! Gesù ti dona la sua stessa vita e puoi vivere da figlio, da figlia di Dio insieme a fratelli e sorelle.
Apriti! L’Amore grande e immenso di Dio, che si fa misericordia, arriva a te così che tu possa donarlo a piene mani dovunque e verso ciascuno dei fratelli e delle sorelle.
È così che fai percepire che tu sei nell’Amore e solo Amore; ed è in tal modo che lasci agire questo Amore intorno a te e nella vita di ognuno.