È questo uno dei momenti formativi per i discepoli. Seguo e aggiusto il commento di F. Armellini.
Siamo a Cesarea di Filippo, città a maggioranza pagana. Lungo la strada rivolge loro due domande. Chi sono io per la gente? Domanda piuttosto semplice dal momento che anche loro conoscevano i pareri della gente, erano sensibili agli elogi e si compiacevano dei consensi. La seconda chi sono io per voi? È più impegnativa, trattandosi di una verifica di cosa essi avevano capito.
Pietro mostra di avere capito bene e, a nome degli altri, proclama: “Tu sei il Cristo”, il messia, il salvatore di cui hanno parlato i profeti e che tutto il popolo attende. È la risposta giusta! Perché allora Gesù impone il silenzio? La definizione è esatta solo nella forma, ma l’idea che Pietro ha in mente è totalmente distorta. La sua convinzione è che il Maestro darà presto inizio al regno di Dio sulla terra e il successo sarà strepitoso ed è questa anche l’opinione degli altri discepoli che rimangono prigionieri della mentalità corrente che valuta la riuscita di una vita in base ai successi ottenuti.
Per Gesù è giunto il momento di correggere questo pericoloso equivoco. E per questo comincia a insegnare ai discepoli che il Figlio dell’uomo dovrà soffrire molto, che non è destinato al successo, ma al fallimento.
La logica umana non può che rimanere sconvolta di fronte a una simile prospettiva e difatti Pietro, a nome di tutti, reagisce (vv. 32-33), perché vuole vincere e non perdere. La risposta di Gesù a Pietro non intende allontanarlo, ma riportarlo sul retto cammino. Le sue parole non significano: “Vattene via!”, ma: “Vienimi dietro”, “Stai con me mentre vado a donare la vita”.
E dopo Gesù convoca la folla (vv. 34-35). È Marco ad introdurla in scena. Essa rappresenta la moltitudine dei cristiani delle sue comunità. Vuole che sappiano quali sono condizioni per seguire Gesù. Sono dette con tre imperativi:
Rinnega te stesso!
Che vuol dire: smetti di pensare a te stesso! E così è capovolta la logica del mondo. Nel profondo del nostro cuore è radicata la tendenza a “pensare a sé”, a porsi al centro degli interessi, a cercare il proprio vantaggio e a disinteressarsi degli altri. Il discepolo che smette di pensare a sé, non cerca consensi o gloria. Ama gratis, in pura perdita, come fa Dio.
Prendi la tua croce!
La croce era il supplizio riservato agli schiavi, che non appartenevano a se stessi, ma ad un altro. Abbracciarla è fare la scelta di divenire servi degli altri. Portarla dietro a Gesù vuol dire unirsi a lui nel rendersi disponibili agli altri, fino al martirio.
Seguimi!
Condividi la mia scelta, fa tuo il mio progetto, gioca la tua vita per amore all’uomo, insieme con me. Vedrai i tuoi sogni dissolversi e i tuoi progetti umani rimessi in causa; ti sentirai morire, ma il tuo destino non sarà la rovina; per raggiungere la vera vita, è necessario che tu passi attraverso la morte (v. 31).
Cerco ora di concludere io con le parole di Gesù: “Chi perderà la propria vita per Me e per il Vangelo, la salverà. E vuol dirci che è Lui il vero motivo della vita; è Lui che le dà senso pieno; è Lui, senza del quale, viene a mancare il futuro. S. Paolo lo dice alla maniera sua: “Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione (…) Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono” (Col 1,15.16a; 17.18a).
Gesù dunque è il segreto di tutto, il tesoro, la perla! Va ascoltato: Egli è Via che conduce alla Vita e che, strada facendo, svela la Verità. È Lui che mi chiede: vuoi venire dietro di Me? Allora non attardarti a pensare a te stesso e alle tue cose ma abbi in testa questa sola cosa: servire, servire sempre, servire tutti. Ritieni l’altro superiore a te, anzi il tuo padrone. “Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,14.15). Non c’è più tempo per pensare a sé, è scaduto! È grazie all’altro se oggi posso sentirmi vivo.