Questa vedova ha gettato più di tutti, tutta la sua vita.
È così che Gesù libera dal calcolare noi ciò che è “più”, che nella maggior parte dei casi possiamo ritenere insufficiente così da chiederci: ma io sono in grado di dare tutto? E così possiamo rimanere insoddisfatti e deficitari fino a crearci dei sensi di colpa per non aver fatto questo o quello.
Gesù invece ci guarda, a nostra insaputa come lo è stato per quella vedova, e vede il gesto e nel gesto vede il cuore. E cosa dice? Ha dato “più”, il suo cuore è libero ed è fisso in Dio che è il suo tutto. E quindi ci fa capire che se Dio non è il centro della vita, l’unico bene, non ha senso il dare tutto e risulterebbe anche decisamente temerario, anzi alimenterebbe l’orgoglio di chi è abituato a far elemosine con una mano e a prendere per sé con l’altra.
È il tutto che trovo a farmi comprendere come devo ogni volta comportarmi. Ma rimane sempre Lui che vede ciò che è più e che, nel momento che agisco, mi può benissimo sfuggire.
Non conta quindi il tanto ma la carica del cuore che spinge a dare ciò che si ha ma soprattutto a dare ciò che si è fino a non avere più forma propria per aver acquisito quella dell’altro.
È un dare se stesso all’altro fino a fargli sentire che vive con lui ciò che egli sta vivendo non solo ciò che non va ma anche ciò che funziona, e che emerge in lui di bello, di buono e anche di vero, la sua anima che si apre e lascia entrare.
Là si vede il dono che uno è e fa dire:
conta su di me, in ogni momento, senza tema di disturbare.
È il tutto della propria vita che passa all’altro. E così la prima e fondamentale povertà non c’è più, e arriva la seconda con le sue domande concrete:
Cosa posso fare per te? Qual è il tuo bisogno?
Per arrivare a scoprire che c’è bisogno di cose essenziali alla vita che passano dalla mia alla tua casa, se sono quelle che servono, altrimenti si chiedono a Dio che le necessità le conosce tutte, e Lui è capace di muovere cuori e mani a dare.
E dunque Gesù fa una costatazione e non intende dare un comando.
Ma, di sicuro, dà una indicazione: ad ogni circostanza dare tutto se stesso così da poter dire, ho fatto tutto ciò che potevo,
che può suscitare nell’altro: ti ringrazio per tutto quello che fai per me.
Con una sorpresa, più si dona e più cresce la pace del cuore!
Non è certo più il dare per essere tranquilli in coscienza ma un dare all’altro la possibilità di vivere e di sperare. Quel tutto dice l’essere tutto per l’altro e niente per sé, vivere cioè con Gesù che “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13,1), fino a donare la sua stessa vita.
Oggi lascio a Gesù osservare la mia vita e possa dire Lui cosa ne pensa. A me basta fare tutto per Amore riempiendone ogni attimo fino all’orlo e poi farlo traboccare.
In concreto:
1. Provo a scoprire la necessità dell’altro;
2. La faccio mia per intero;
3. Informo subito Dio;
4. Resto vicino nei modi giusti.
È Lui che passa, Lui il tutto della vita, di ogni vita.