Gesù viene coinvolto in un fatto di cronaca. Alcuni pellegrini erano venuti dalla Galilea per offrire sacrifici nel tempio. È possibile che sia nato un diverbio con le guardie, ben presto degenerato in rissa. Pilato manda i soldati che li uccidono.
Il fatto richiede una risposta ma che Gesù non dà, mentre invece vuol far capire il suo modo di pensare. Come a dire: voi parlate di un fatto che ritenete conseguenza di un modo sbagliato di comportarsi, ma voi siete sicuri di essere così buoni da non meritare nessuna punizione? E la convinzione di essere nel giusto era così radicata da mandare in onda la religione dei meriti.
E qui Gesù parla di conversione che è passare dal male castigato al male risanato dalla misericordia di Dio!
Ai giovani della Slovacchia (14.09.2021) papa Francesco diceva: “Non si va a confessarsi come dei castigati che devono umiliarsi, ma come dei figli che corrono a ricevere l’abbraccio del Padre. Vi do un piccolo consiglio: dopo ogni confessione, rimanete qualche istante a ricordare il perdono che avete ricevuto, non i peccati, che non ci sono più, ma il perdono che Dio ti ha regalato, la carezza di Dio Padre. Non vado da un giudice a regolare i conti, vado da Gesù che mi ama e mi guarisce. Dio gioisce nel perdonarci, ogni volta. Non vede dei peccatori da etichettare, ma dei figli da amare. Non vede persone sbagliate, ma figli amati; magari feriti, e allora ha ancora più compassione e tenerezza”.
Gesù conclude con la piccola parabola del fico che, nella parte finale nasconde il frutto che egli si attendeva e si attende. Di fronte alla decisione di tagliarlo, arriva il suggerimento: Lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime.
C’è qui tutta la tenerezza di cui uno è capace. È Dio che prova a convincere e attirare a Sé, non con la forza ma con il suo Amore immenso e infinito. È prendersi cura non solo e non tanto quando tutto va liscio ma quando, e soprattutto, la vita si complica.
E non sarà proprio questo il frutto di conversione che Dio attende, con pazienza? Quando ci si potrà accorgere di questo Amore, così forte e insieme delicato e così concreto? Eppure è sufficiente volgere lo sguardo verso di Lui che in Gesù si fa sentire perché parla e ci si può nutrire perché si fa cibo. Per poi scoprire che i vari passaggi della vita, in particolare quelli più faticosi, sono potuti accadere perché il suo Amore ci ha accompagnati, senza essercene accorti.
Ci conviene quindi fermarci e renderci conto di questo suo Amore vero, sicuro e attraente; un Amore ricevuto, purificante al massimo, e poi donato a piene mani a tutti in modo che ognuno possa scoprirne la Sorgente; un Amore che supera la rigidità dei modi e dei gesti. Si tratta di uscire da ciò che avvita su se stessi fino a pensare di far tutto da sé, per entrare nel mondo dell’amore, dove si cammina e si decide insieme. È creare quell’ambiente dove è più facile amare che non amare, e se subentra ira o altro del genere, viene tutto vinto dall’amore.
Come accadde a quei genitori che “stavano aspettando il figlio di ritorno dalla discoteca. Una telefonata rompe il silenzio di quella casa. Sono i carabinieri: il figlio è stato arrestato per rissa ed uso e detenzione di stupefacenti. Padre e madre si guardano in volto, piangenti. Il papà ha una rabbia atroce in corpo: “Basta, da oggi in poi questo non è più mio figlio, non lo voglio nemmeno vedere!”. La mamma è d’accordo, il figlio ha superato il limite .., non si può fare più nulla. Però, l’ultimo figlio, disabile, entra nella stanza, ignaro di tutto, con un piccolo vaso in mano: “Mamma, papà, guardate, è nato il primo fiore! E pensare che volevo buttarlo via!”.
Non ci fu lezione più grande. Si mossero, con una speranza in cuore, ed andarono a riprendere quel figlio che sembrava non dare più frutti.