Cosa può dirci l’augurio del buon anno. Perché il 2020 è stato segnato dalla pandemia e il 2022 dall’inizio di una guerra!

E cosa pensare del 2023? Che forse sia, per davvero, migliore deli altri! Ma come augurarcelo se la pandemia ha i suoi strascichi e la guerra non è per finire?
Ci sono due parole che abbiamo sentito tante volte: una è “insieme” come terapia per uscire migliori dalla pandemia e l’altra è “pace” come unica arma che può contrastare la guerra.
Ma sono due parole che reclamano corresponsabilità.
Per poter dire “insieme”, è necessaria la scelta di non agire da soli in tutte le circostanze e avvenimenti della vita. Si tratta di uno spostamento dall’io al noi. E questo costa ma alla fine premia perché non si è più soli ad affrontare la vita con tutte le sue tribolazioni.
E per poter dire “pace” è necessaria una educazione che i piccoli hanno espresso così a Natale: “Caro Gesù, insegna a noi bambini a vivere nella pace, così da grandi non faremo la guerra!” e soprattutto saper accogliere la lode dell’angelo che con la moltitudine dell’esercito celeste, s’innalzava a Dio: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.
Insieme e pace camminano in pieno accordo. L’importante imparare a vivere gli uni accanto agli altri e saper accogliere la pace come dono che proviene dall’amore di Dio.
Cosa preferiamo: da soli o insieme? Saremo poi capaci di educare i nostri figli alla pace?
Stanno qui gli auguri possibili che sono dentro le risposte che sapremo dare.
Dip