05.02.2023 – 5^ T. O.: IL SALE E LA LUCE – 5,13-16

05.02.2023 – 5^ T. O.: IL SALE E LA LUCE – 5,13-16

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VOI SIETE SALE
Il sale ha le sue caratteristiche, quella di corrodere che è altamente utile per smussare le angolature rigide che compromettono l’armonia della vita; poi dare sapore per rendere tutto, e non solo il cibo, gustoso. Ma questo ad una condizione, quella di sciogliersi. Non può quindi rimanere granello intero altrimenti lo si getta via dalla bocca, perché non da sapore ma se lo trattiene e, non facendo quel suo servizio viene, come dice Gesù, rigettato.
Anche il dare la parola diventa sale se già si è immersa nella nostra vita fin nelle giunture come si esprime la lettera agli Ebrei: “la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (4,12).
Marco commenta: “Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (9,50). Il sale era infatti usato anche per confermare l’inviolabilità dei patti: i contraenti compivano il rito di consumare insieme pane e sale o sale soltanto. Questo accordo solenne era detto “alleanza di sale”.
VOI SIETE LUCE
La luce è fatta per illuminare e non per abbagliare. Anzi quanto più non si nota, tanto più fa vedere le cose. Quando la luce è accesa, nessuno ci fa attenzione. Ecco come dare luce. La stanza s’illumina perché tu la stai illuminando con la tua vita. È testimonianza luminosa.
Papa Francesco, riferendosi alla preghiera, così si esprime:
“Gli uomini e le donne di preghiera portano riflessi sul volto bagliori di luce: perché, anche nei giorni più bui, il sole non smetta di illuminarli. La preghiera ti illumina l’anima, il cuore, il viso. Anche nei tempi più bui, anche nei tempi di maggior dolore” (Udienza del 20.05.2020).
La luce dunque serve non per se stessa, ma per far vedere agli altri ciò di cui è capace Dio quando mette mano alle sue creature. E quando queste lo prendono sul serio emanano la luce che già è presente. Gesù la esplicita così. “Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo” (Gv 9,5) e qui si completa il cerchio: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14).
Ma la luce di Gesù non ha che una funzione, quella di far vedere il Padre, indirizzare l’attenzione su di Lui e sulle opere che egli compie dappertutto ma, in particolare, in ciascuna persona.
LA RICCHEZZA DI UN MOSAICO PER IL FUTURO
Ecco allora che si rende evidente la funzione di ciascuno ma nell’insieme, incastonata nel quadro intero. I tasselli non sono tutti uguali e quindi dicono la diversità di ognuno; e non vengono in evidenza nemmeno quelli più grandi che ricevono supporto anche dal piccolo accanto che, se non ci fosse, anch’essi verrebbero sfigurati. Ogni tassello dal più piccolo al più grande, serve ad esprimere la bellezza del quadro.
Possiamo porci delle domande e dare una risposta: quale sapore ha la mia vita e quanto influisce, in positivo, su quella di altri? Rimango intero, salvando me stesso o mi sciolgo diventando amore? Quale luce emana dalla mia vita? Cosa ne faccio delle cose belle che Dio compie anche attraverso di me? Le tengo nascoste gelosamente o le dono?

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