11.02.2024 – 6^ del T.O.: RELAZIONE RIALLACCIATA! – Mc 1,40-45
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Nell’ambiente giudaico La guarigione di un lebbroso era paragonata alla risurrezione di un morto. Il lebbroso era infatti considerato come un morto, la sua presenza rendeva impuri, cioè inabili alla vita della comunità sacra, come il contatto con un cadavere. Era essenzialmente uno escluso, uno tagliato fuori dalla società.
Lo scrittore Giuseppe Flavio afferma che Mosè “fece allontanare dalla città anche gli ammalati di lebbra…I lebbrosi stavano perciò sempre fuori delle città; dal momento che essi non potevano incontrare nessuno non erano in nulla diversi da un cadavere” (Antichità Giudaiche, III, 11,3).
Gesù tocca l’intoccabile: il segregato, l’isolato, l’infettato, il contagioso, l’immondo, l’impuro. Ma il suo toccare non lo fa restare coinvolto anzi, oltre a dare guarigione, esprime il contatto umano ristabilito. Anziché venire contaminato da lui, gli comunica la propria santità. E gliela comunica con una parola decisiva, piena di autorità divina: Lo voglio, si purificato! “Se vuoi” del lebbroso, esprime la fragilità e povertà della condizione di creatura e presenta la situazione lasciando libero Dio; “lo voglio” di Gesù, dice quanto Dio possa e voglia far del bene e desideri che la creatura sia se stessa, possa esprime al massimo le sue potenzialità già presenti nella sua vita come uniche e irrepetibili. Nessuna pretesa da parte dell’uomo ma abbandono in Dio. E così Dio può agire e compiere le cose più semplici come quelle impossibili all’uomo. Nulla deve fermare l’ondata di bene presente in ognuno che è come affluente che trasporta amore continuo nel già grande oceano di quello eterno di Dio. Per cui accogliere l’altro, ogni altro è ricevere cose preziose e ricchezze uniche, impreviste, imprevedibili e sorprendenti
La logica del lebbroso si ripete anche oggi. È più facile rigettare la persona estranea che disturba, crea problemi, rappresenta una minaccia alla tranquillità, piuttosto che mettere in atto l’amore, la fiducia, il dialogo, la pazienza.
Il cristiano, discepolo di Gesù è l’uomo della comunione. È colui che si fa vicino, che si muove a compassione con un sentimento di tenerezza nei confronti delle sofferenze dei fratelli che incontra. E anche lui tocca le piaghe dell’umanità ferita. Il cristiano è uno per il quale non esistono barriere.
A purificazione accaduta si dice che: Ammonendolo severamente, lo cacciò via! Si era complicati la vita a vicenda: il lebbroso venendo a contatto con la gente ed era proibito, Gesù accogliendolo e toccandolo e aveva contratto l’impurità. Gesù tenta di salvare il salvabile ma le conseguenze di una scelta, le paga: ha voluto qualcosa di non permesso da legge umana e ora si ritrova egli stesso impedito di avvicinare la gente, al posto dell’ex lebbroso.
Questo silenzio dice anche la volontà di Gesù di mantenere quel segreto messianico che potrebbe essere travisato finché non lo si veda Crocifisso.
Voler il bene dell’altro costa in tutti i sensi: senti che l’io muore e con esso i suoi sogni di gloria.
È importante sapere che più persone introduco nella mia vita e più si limita lo spazio dei miei movimenti. Se l’altro non mi scomoda, vuol dire che è ancora fuori, uno diverso da me, non integrato nella mia vita.
Lascia una risposta