10.03.2024 – 4^ di Quaresima: IL TRONO DELLA CROCE – Gv 3,14-21

10.03.2024 – 4^ di Quaresima: IL TRONO DELLA CROCE – Gv 3,14-21

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GESÙ L’ABBANDONATO.
Paolo ci introduce: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso (è un crocefisso), come io (sono crocefisso) per il mondo” (Gal 6,14).
I tre verbi di un Dio disarmato.
Consegnare: il Figlio, ciò che di più caro possiede; non condannare: egli attende ognuno con pazienza e speranza; salvare: dare vita nuova, mettendo in atto ogni espediente.
È la mentalità di chi vuole il bene dell’altro.
Il metodo: “innalzato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12,32).
Non con la forza; non con i miracoli, che sorprendono ma non convertono; non con le parole che pur sacrosante si prestano a ogni interpretazione.
Egli conquista sul terreno del dolore che dice solo la sua vicinanza: in Lui infatti ognuno ritrova le sue stesse piaghe, la sua solitudine e senso di abbandono. E sente di essere compreso.
Il caso significativo di Pietro
Nell’ultima cena pronuncia una frase che ne tradisce l’impulso e l’emotività: “Pietro disse: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!” (Gv 13,37). Gesù lo riporta alla realtà: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte” (Gv 13,38).
Il fatto accade: “E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò” (Lc 22,60). Gesù lo riconquista con uno sguardo d’amore nel dolore che vive: “Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto …”. E, uscito fuori, pianse amaramente” (Lc 22,61-62).
Gesù l’abbandonato oggi.
“Anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove? Molti fattori ci allontanano gli uni dagli altri, negando la fraternità che originariamente ci lega” (dal Messaggio per la Quaresima 24).
Questa settimana posso uscire dal tempio per andare verso gli altri, tutti gli altri, e scoprire la “piaga” di Gesù, l’abbandonato, nelle “piaghe” dell’umanità. Posso muovermi verso le situazioni che intravedo come urgenti. Che magari riguardano il vicino di casa. Senza far finta di non vedere. Egli mi darà il coraggio di uscire da me e dal tepore della mia casa verso il freddo di questa umanità. Non si tratta solo di situazioni fisiche ma anche morali.
Così anche il mio amore crocifisso, del tutto gratuito, può avere benissimo in sé quella luce per camminare insieme nella gioia e nella pace. È segreto per avere l’unità. Basta vedere il positivo che c’è e farlo emergere, e chiudere in sé il negativo come sofferenza d’amore. E si diviene luce, lievito; e si contagia anche senza parole.