28.04.2024 – 5^ Domenica di Pasqua: RIMANERE IN GESÙ PER PORTARE MOLTO FRUTTO
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Gesù esorta: “Rimanete in me e io in voi”. È bene ricordare che Egli lo ha chiesto nel contesto dell’Ultima Cena. È un “rimanere” fondato sulla Parola che si fa Eucaristia dove Gesù stesso assicura: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,56).
Rimanere significa radicarsi avere cioè la stessa radice, come anche la stessa linfa vitale. È dunque una immedesimazione non certo per opera nostra ma perché è Lui che la voluta e la vuole. Come se dicesse: tra Me e voi c’è continuità di vita. I discepoli non sono i più bravi, i più religiosi o i più morali. Sono semplicemente quelli che rimangono presso di Lui e in Lui. Lo stupore e l’attrattiva dell’incontro stesso che li invade, sollecitano la libertà a rimanere. “L’incontro con Cristo fa venire voglia di seguire, non immediatamente di cambiare la vita. Se il termine fosse cambiare la vita, l’attenzione si sposterebbe inevitabilmente su di sé invece che sulla Presenza” (Giussani)
Rimanere non è allora essere inoperosi perché Gesù non lo è mai stato e mai lo sarà e non sta nemmeno nell’affannarsi ma nel consolidare il rapporto con Lui, per potersi muovere nel modo giusto e al momento giusto. E Gesù svela che: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto”. Gloria di sua è l’uomo che porta frutto. E il Padre “pota”, mente, cuore e anima; taglia cioè tutto ciò che ostacola il getto nuovo. Il sacrificio rimane: è la potatura del tralcio, ma lo scopo è il frutto d’ amore moltiplicato.
Ha senso la morale del sacrificio solo se produce energie per il frutto. La perfezione della vite sono i grappoli, come la perfezione del frumento è nella spiga. La perfezione non è nell’assenza della zizzania, ma nella ricchezza di spighe.
Chiedersi ad ogni taglio: cosa vuoi, Signore? Quale il frutto di fecondità che ti aspetti da me…di che cosa mi rendi capace? Quali ulteriori doni mi vuoi fare perché la mia vita si realizzi? Quali risorse sono ancora in serbo?
Nella vita di S. Caterina da Siena si racconta:
“Gesù chiese a Caterina: ‘Mia diletta, sai perché ti amo?’ Di fronte alla risposta negativa di Caterina, Gesù proseguì: ‘Te lo dirò. Se non ti amo non sarai nulla, non sarai capace di niente di buono. Vedi quindi che devo amarti’. ‘È vero’, rispose Caterina, e disse poi: ‘Io vorrei amarti così’”.
Mentre parlava, però, si rese conto di aver detto una sciocchezza. Gesù sorrise, e allora lei aggiunse: “Ma questo non è giusto. Tu puoi amarmi con un grande amore e io posso amarti solo con un piccolo amore”.
In quel momento Gesù intervenne e disse: “Ho reso possibile che mi ami con un grande amore”. Lei, sorpresa, gli chiese come. “Ho messo al tuo fianco il prossimo. Tutto ciò che farai a lui lo considererò come fatto a me”.
Caterina, piena di gioia, corse a curare i malati in ospedale: “Ora posso amare Gesù con un grande amore”.
(Citazione di Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona)
Lascia una risposta