16.03.2025 – 2^ di Quaresima: IL FRUTTO DELLA PREGHIERA (Lc 4,1-13)
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Gesù portandosi dietro Pietro, Giacomo e Giovanni era salito, come faceva spesso, sul monte per pregare.
Ed è durante la preghiera che accade qualcosa di nuovo: si rivela la sua vera identità, chi è, da dove viene, il suo futuro sulla terra e l’inaugurazione di un nuovo regno, quello dei cieli. Lo si vede indossare il vestito del risorto.
È dunque la preghiera che fa vedere chi siamo. Essa infatti come relazione con Dio apre la visione del cielo e si percepisce la Sua opera. È vero specchio.
È importante allora fare attenzione a come si prega, che non si limiti ad un cumulo di parole che possono disturbare anche Dio.
Avverte Gesù stesso:
“Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate” (Mt 6,7-8).
“Lasciarsi amare” da Dio dice bene ciò che accade a Gesù nel monte, mentre sta pregando e di cui sono testimoni oculari Pietro, Giacomo e Giovanni.
In realtà con la preghiera non siamo noi ad entrare in Dio, ma è Lui che si ritrova e ama in noi facendo emergere la sua immagine in tutta la sua bellezza.
Lo dice bene S. Giovanni:
Noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4,16).
Suggerimenti.
1. Amare la preghiera essenziale da non confondere con le preghiere. Queste sono importanti ma solo se portano a questa relazione con il Padre che ha nel cuore sempre e soltanto i figli e la gioia di poterli amare ad uno ad uno.
2. Servirsi del metodo di “ciò che colpisce”. Sono quelle parole che mentre si legge un brano di vangelo o un salmo, attirano l’attenzione. È bene fermarsi e farne dialogo con Dio. Sono quelle che invia apposta.
3. Non lasciarsi intimidire dalle distrazioni o altro che interferisce, ma farle cadere in Dio che ci conosce. Non perdere tempo ad esaminarle.
4. È dalla preghiera che s’impara a sorridere anche quando non si vorrebbe, a perdonare di cuore, a seminare il bene.
Lascia una risposta