Sono in ospedale per prelievi di routine. Al mio turno conquistato con sveglia all’alba e attesa di un’ora, alla cassa automatica, prima dei prelievi vedo che la cifra non è quella che sapevo, ma è cresciuta di € 3,60. In tasca ho soltanto le 70 previste e la macchina non accetta bancomat né carta di credito. Si prospetta l’idea di ritornare un altro giorno: digiuno, fila. Cerco di chiarire con qualcuno ma invano. Intanto alla porta del box l’infermiera incaricata invita il prossino ad entrare, che sarei io, e le spiego. Mi invita comunque ad entrare e fa il prelievo: “Ecco, il prelievo è fatto e i soldi glieli presto io; me li riporta quando può”. Oggetto di quest’atto d’amore, quasi commosso, ricomincio a sentire la vita scorrere nelle vene.
L.B., Udine