27.07.2014 – 17^ Tempo Ordinario: le domande essenziali
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Cosa chiedo al Signore?
Sento dire: la salute perché quando c’è salute, c’è tutto; e poi vengono la pace e la serenità per la famiglia…
Qui Salomone chiede: un cuore docile – alla lettera ascoltante – per poter distinguere il bene dal male.
È la richiesta della Sapienza:
“Dio dei padri e Signore della misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
2e con la tua sapienza hai formato l’uomo
perché dominasse sulle creature che tu hai fatto,
3e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto,
4dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono…
10Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso,perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito.
11Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua glo
A che serve la mia vita?
C’è chi si sottovaluta e pensa di non essere capace a nulla, non ha alcuna stima di sé; e chi al contrario si sopravaluta e pensa di essere capace a tanto e anche da solo.
Qui Paolo dice: tutto concorre al bene … se si fa riferimento a Dio! Tutto!
“L’uomo ha la libertà di agire e, qualche volta, di peccare. È un mistero tremendo. Paolo fa capire che quando siamo con Dio, anche il male concorre al nostro bene. Pensiamo ai martiri. Allo straordinario bene spirituale che, alla luce della fede, deriva da una tragedia come un martirio. Sant’Agostino commentando Paolo dice: “Dio non avrebbe permesso il male se non avesse voluto fare di questo male un bene più grande”. Ci sono beni che l’umanità non avrebbe conosciuto se non ci fosse stato la presenza del peccato e del male. È difficile affermare questo, ma è la verità”. (intervista a P. Cottier teologo della casa pontificia)
Quando ci si presenta a Dio e ci si lascia fare da Lui, allora Egli compone e ricompone, con il materiale che trova – il tessuto della vita come Egli ha pensato.
c. Qual è il mio tesoro?
Si dice: tengo alla famiglia che per me è tutto; al lavoro… poi ci sono le cose in possesso.
“Dov’è il tuo tesoro? Questa è la domanda.
Dove riposa il tuo cuore? Su quale tesoro riposa il tuo cuore? Perché là dov’è il tuo tesoro sarà la tua vita. Il cuore è attaccato al tesoro, a un tesoro che tutti noi abbiamo: il potere, i soldi, l’orgoglio, tanti… o la bontà, la bellezza, la voglia di fare il bene… Tanti tesori ci possono essere…
Dov’è il tuo tesoro?”
(Papa Francesco a dei giovani)
Non contentarsi di poche monete… se c’è un tesoro!
- Muoversi: e ciò comporta fatica perché si esce dalle proprie comodità
- Scovare: e quindi non fermarsi alle prime cose trovate che posso anche piacere ma sono di poco valore.
- Essere sicuri: perché il tesoro e la perla ci sono: risulta evidente in quanto sorprendono, fanno sobbalzare il cuore e si vede la vita nel suo vero significato.
- Si scopre la bellezza: ed è tale che, a suo confronto, le altre cose pur belle, perdono attrat-tiva. Tutto è bello, ma più bello è Dio!
Il vendere non è, a questo punto, un sacrificio dal momento che quel tesoro e quella perla sono inestimabili, senza prezzo!
Gesù lascia ben intendere che il tesoro e la perla sono proprio Lui!
Cosa significa cercarlo?
– mantenere il desiderio della ricerca, non sentirsi mai appagati…è quello il momento in cui può accadere l’imprevisto grave! “3E quando la gente dirà: “C’è pace e sicurezza!”, allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incin-ta; e non potranno sfuggire.” (1^ Ts 5,3)
– Far tesoro delle occasioni di grazia che si presentano. Vivere attenti all’azione di Dio in noi e intorno a noi.
– Aver chiaro che l’incontro con l’altro è illuminante per incontrarlo. “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.” (1^ Gv 4,20).
“In Sicilia, il monaco Epifanio un giorno scoprì in sé un dono del Signore: sapeva dipingere bellissime icone. Voleva dipingere una che fosse il so capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un modello adatto che esprimesse insieme sofferenza e gioia, morte e risurrezione, divinità e umanità?
Epifanio non si dette pace: si mise in viaggio; percorse l’Europa scrutando ogni volto. Nulla. Il volto adatto per rappresentare Cristo non c’era.
Una sera si addormentò ripetendo le parole del salmo: “il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. Fece un sogno: un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva quel volto simile a quello di Cristo:
La gioia di una giovane sposa,
l’innocenza di un bambino,
la forza di un contadino,
la sofferenza di un malato,
la paura di un condannato,
la bontà di una madre,
lo sgomento di un orfano,
la severità di un giudice,
l’allegria di un giullare,
la misericordia di un confessore,
il volto bendato di un lebbroso.
Epifanio tornò al suo convento e si mise al lavoro. Dopo un anno l’icona di Cristo era pronta e la presentò all’abate e ai confratelli, che rimasero attoniti e piombarono in ginocchio. Il volto di Cristo era meraviglioso, commovente, scrutava nell’intimo e interrogava.. Invano chiesero a Epifanio chi gli era servito da modello.
Il tesoro e la perla possono essere dietro il volto dell’uomo. Riconoscere il Corpo di Cristo è riconoscere Cristo stesso. Non cercare il Cristo nel volto di un solo uomo, ma cercare in ogni uomo un frammento del volto di Cristo.