15.03.2015 – 4^ Domenica di Quaresima: La grazia!

15.03.2015 – 4^ Domenica di Quaresima: La grazia!

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

L’ uomo da solo è capace di “moltiplicare le infedeltà” e di “beffarsi dei messaggeri di Dio” e però anche di subire le conseguenze piuttosto tragiche delle sue scelte. Così possiamo capire dal brano delle Cronache (2 Cr 36, 14-16).

Ma Dio che è vera misericordia, suscita altri quando il popolo non è in grado di seguire il bene… ma lo invita lo stesso: “Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con Lui e salga” (2 Cr 36, 23)

“Dio dunque, ricco di misericordia, ci ha fatto rivivere con Cristo… per mostrare la straordinaria ricchezza della sua grazia. Per grazia siete salvati …è dono di Dio(Ef 2, 4.7.8)) – è Dio che interviene per il suo Amore e non perché lo si merita.

Questo amore accompagna fin sulla croce e non abbandona mai: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio… chi crede in Lui – in Gesù che si dona – è salvo” (Gv 3, 16.17).

 

Dio va cercato nella debolezza e lo si trova ovunque e spesso. Egli è la luce. Una luce dal significato capovolto. In lui diventa luce ciò che è avvolto di buio e tenebra.

Nessuna morte ha dato tanta luce quanto quella di Gesù. Non è fittizia. I santi gridano con la loro vita di sofferenza tutto l’amore e la pace che vi trovano dentro. La croce diventa così una risorsa di resurrezione.

In concreto:    

Dio consegna il Figlio per amore. Chi accoglie l’amore, lasciandosi amare, entra nella luce e le opere sono sane e belle. La vita è rinnovata in radice.

Gesù fa nuove tutte le cose, rinnova pensieri e comportamenti, rifà le coscienze. Vivere nella luce di Gesù tra noi come Corpo – Chiesa significa ridare all’umanità speranza e fiducia.

La mia esperienza (dal diario del 20 gennaio 2011):

Non ricordare (ricordate) più le cose passate (negative)! Perché non sono più, non ci sono proprio, non vanno più nominate. Ecco ne sono nate di nuove (ecco faccio una cosa nuova)! È la novità del mio “tocco” colmo di Amore infinito. È questo essere toccati da me che sana, illumina, rinvigorisce, rigenera la vita” (Isaia, cap. 43, vers. 18-19).

Credo in Te, mio Dio, come non ho creduto mai. È la fede in Te di nuovo conio. È credere definitivamente che Tu operi “prendendo” il negativo e “ridonando” il positivo, in Te Gesù Verbo ed Eucaristia, per essere presente tra noi, e in Te c’è tutta la Trinità.


Fa, mio Dio che l’Amore – effuso da Te e diffuso nel mio cuore – rifluisca nella mia   vita di uomo e di prete. Io desidero essere il “tuo” Amore su di me. Passi dunque l’Amore in tutto ciò che faccio. Il mio agire possa dire il mio essere Amore tuo.