Nel cristianesimo si preferisce partire dalle categorie della libertà e dell’amore, rispetto ad altre religioni come per esempio l’Islam (la parola ISLAM significa sottomissione, nel senso di obbedienza al volere di Dio), ma è importante dire, oggi, che anche i battezzati, pur nella libertà e nell’amore, sono chiamati a sottomettersi ai comandamenti di Dio, cioè ad obbedirgli.
“Voi siete miei amici – dice Gesù – se obbedirete a ciò che vi comando” (cfr Gv 15,15). E ancora ci ha detto con chiarezza: “Se obbedirete alla mia parola sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (cfr Gv 8, 31-32).
Cosa significa obbedire?
Il verbo viene da ob-audire: ob, dinanzi; udire, prestare ascolto.
Se è vero che Dio pone la legge nel cuore degli uomini e, attraverso l’ascolto, essi possono scoprire la bellezza e verità dei suoi comandi, ciò non significa che tutto sia dato da Dio e l’uomo non debba fare nulla.
C’è una parte che spetta a noi, che è fatta di sacrificio, di educazione, di crescita: ad obbedire si impara. E si impara soffrendo.
Perfino Gesù, in quanto uomo, ci dice l’autore della lettera agli Ebrei “pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza, da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza per tutti quelli che gli obbediscono”. (Ebr 5, 8)
Obbedire a che cosa?
Gesù manifesta la sua completa adesione al piano di salvezza del Padre, un piano che richiede il sacrificio e la sofferenza. La risposta di Gesù è generosa e completa, accompagnata da una grande convinzione: “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Non si tratta di una adesione a una volontà sconosciuta o incomprensibile, o assurda. Nonostante la parte umana provi tristezza e angoscia, la parola ultima viene da un cuore fiducioso: “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”.
E dunque l’ascolto della voce del Padre genera la certezza che ciò che accade non è frutto del caso o delle coincidenze, ma è farsi uno con un progetto preparato da tempo, generatore di felicità. Del resto Dio Trinità non è forse la Beatitudine proprio perché ognuna delle persone divine si fa nulla di fronte all’altra? La risposta obbediente data nella più completa libertà e con il più grande amore, è necessaria per portare a compimento il progetto di Dio.
Obbedire non limita la libertà ma anzi la fa spaziare in ambiti sempre più ampi, nei lidi di Dio. Non importa se la meta è al momento invisibile agli occhi. È la stessa obbedienza a segnare i passi.
Si obbedisce a ciò che Dio vuole e che Egli fa conoscere attraverso la sua parola, compresa quella dei Pastori; anzi questa è l’unica che si percepisce materialmente e non si possono aver dubbi di averla sentita. Ma bisogna abituarsi ad ascoltare attentamente.
Ma perché è così importante obbedire a Dio?
Obbedendo si fa la volontà di Dio, si vogliono le stesse cose che vuole Dio e così si realizza la nostra vocazione originaria che è di essere “a sua immagine e somiglianza”. Si è nella verità, nella luce e di conseguenza nella pace, come il corpo che ha raggiunto il suo punto di quiete.”
(P. Cantalamessa)
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