02.04.2015 – Giovedì Santo: La consegna!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie, Pasqua 2015,Possiamo iniziare con una domanda:
Come è possibile che una persona che sa di essere arrestata, fatta soffrire crudelmente, essere crocifissa…una persona così parli di amore, di pace e perfino di gioia?
L’unico motivo non può che essere se non la certezza che Qualcuno è con lui come garanzia che, se anche tutto sarà reale, non sarà tuttavia quella la sua fine. È credere che c’è un dopo legato ad una relazione superiore, quella di chi ti ama, un Padre, che può e vuole salvare l’uomo. E questo ora accade a Gesù nella sua umanità assunta, e dietro a Lui anche ad ogni uomo che crede in Lui.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda di tradirlo…
Il gesto della lavanda dei piedi e quello del dono di un pezzo di pane e di un sorso di vino diventano il modo in cui Gesù dichiara
guerra al Maligno e alla sua logica di tradimento dell’amore. Una guerra dichiarata senza smettere di amare «fino alla fine».
Egli lascia un Pane di vita come una “cosa” che però è l’unica non di questa terra. Lo era. Egli infatti la prese quel giorno nelle sue mani e la trasformò radicalmente in suo Corpo. Corpo divino che divinizza chiunque lo prende e lo mangia.
Chi può capire? Nessuno! Ma si può fare esperienza di un Pane vero che apre mente e cuore a pensieri e azioni celesti.
Quel Pane insegna concretamente modi e linguaggio intrisi di Amore e dona uno sguardo che brucia le ipocrisie in sé e negli altri, rendendo trasparenti. È un Pane che purifica tutto l’uomo rendendolo capace di ciò che è per lui inimmaginabile.
Per quel Pane la natura umana acquista il timbro divino nella Persona di Gesù che in esso agisce: non è più la persona che vive ma Gesù vive in essa.
L’uomo si pone in atteggiamento umile e semplice come quello del bambino e riceve il Pane della vita, il Pane dell’Amore che si dona!
Dio ama così tanto il mondo da consegnare suo Figlio in un Pane che nutre e genera altri che, come frumento vivo presente in chicchi, feconda il terreno, muore a se stesso e genera vita. Così diventa tutta Eucaristia la vita umana dei cristiani che vince la morte con l’Amore.
Il filo conduttore dei gesti di Gesù non è altro che l’Amore. Egli insegna a respingere la tentazione che spinge a chiudersi all’amore per scegliere di aprirci a un amore ancora più grande. Infatti, solo l’eccesso e l’esagerazione possono arginare l’opera del «diavolo», che lavora sempre nella linea del risparmio (non si poteva vendere per trecento denari) per arrivare a far trionfare la morte delle relazioni più belle e più significative. È necessario allora comunicare all’amore per servire nell’amore, facendo memoria che l’amore travolgente di Cristo, con il suo eccesso di compassione, travolge il male senza mai lasciarsene travolgere.
L’Amore infatti non può morire perché sa morire per gli altri. La stessa morte non è più tragica quando siamo noi a donare la vita! Ecco perché per morire bene, è necessario morire ogni giorno a noi stessi. Per Gesù questo è vivere: “Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva” (Lc 17,33).
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