“Era un grande crocifisso in terracotta, e sormontava la parete nuda e fredda della sacrestia della vecchia Cattedrale di Molfetta. Il parroco gli aveva messo un cartello vicino: “Collocazione provvisoria “, intendendo esporlo da qualche altra parte, più in vista e più in ordine.
Il Vescovo, che era affetto da una grave malattia, vide quel cartello e ne rimase colpito. Chiese al parroco di non toglierlo e si spiegò cosi: “Non c’è formula migliore per descrivere la croce. La mia, la tua croce, la croce di tutti. Essa è provvisoria, dura da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Lì c’è il buio, ma poi viene la luce.
Coraggio, fratello che soffri come Gesù, abbi fiducia, non disperare, non angosciarti: la croce è una ‘collocazione provvisoria.
Essere in salute allora non significa avere i valori del sangue apposto o non avere alcun dolore ma la capacità di vivere senza lasciarsi sopraffare dal negativo. È saper andare oltre.
Ecco in questo Vescovo un malato che sta bene perché vive la sua situazione con serenità e con fede. Roba da far invidia!
E invece è possibile a tutti. Basta non lasciarsi ingannare da chi considera un’altra salute, quella fisica, un valore assoluto.
Gesù risorto fa vedere che la sofferenza può essere immensa e la morte atroce, ma la vera salute e la vera vita non si possono sradicare.
Stare in salute e in vita significa amare. Se si ama noi siamo, se non si ama non siamo!
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