19.04.2015 – 3^ Domenica di Pasqua: La fortezza delicata del Risorto!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Gesù appare di nuovo e riesce, ancora una volta, a cogliere di sorpresa i discepoli e a farli ammutolire. A questo punto comincia una sequenza di azioni e parole attraverso cui si esprime l’iniziativa di Gesù nei loro confronti:
- Apparve e disse: “Pace a voi”
- Disse: “Perché siete turbati…perché sorgono dubbi…?” “Guardate…mani e piedi…”: “Toccatemi e guardate”
- Mostrò…mani e piedi…
- Disse: “Avete qui…da mangiare?”
- Prese e mangiò davanti a loro.
Il toccare indica confidenza reciproca, così come il mangiare in presenza di qualcuno: non si tratta solo della fredda prova di una “esistenza in vita”. Gesù deve dimostrare di essere “Quello” che essi conoscono dal tempo del suo Battesimo per opera di Giovanni, fin dalla Galilea, quel Gesù di cui conoscono i gesti e le parole, che hanno visto morire sulla croce. Quel Gesù è tornato, in un modo nuovo che resta tutto da capire.
Quindi accade il passaggio dal vedere/toccare all’ udire/annunciare:
- Disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ancora ero con voi…” “…Tutte le cose scritte su di me nella Legge…Profeti…Salmi”
- Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture
- Disse: “Così sta scritto… e nel suo nome saranno predicati…” ” Di questo voi siete testimoni”.
Il verbo usato per “aprire” suggerisce qual-cosa che va in profondità, che penetra dentro; forse in italiano potremmo tradurre con “dischiuse”.
Invece il verbo per “comprendere” indica il mettere insieme, l’intelligenza che deriva dal vedere le cose nella loro totalità, dall’ allargare lo sguardo sull’orizzonte. Gesù non si limita a raccogliere ed elencare una serie di dati; egli ne penetra profondamente il significato, afferran-done le reciproche connessioni che svelano il piano eterno di Dio.
E può concludere: “Così sta scritto…”. In questo modo Gesù fornisce la chiave di interpretazione delle Scritture: se stesso, il Cristo perseguitato, crocifisso e risuscitato è la chiave di volta di tutta la Rivelazione di Dio all’uomo. Non solo spiega le Scritture, egli le compie, le fa. Anche i discepoli sono chiamati a fare altrettanto.
Comprensione dei discepoli
Pietro parla ai crocifissori e li assicura che possono essere perdonati se lo vogliono. E perché un tale annuncio possa fare breccia nei cuori, premette una sorta di scusante che riguarda tutti: «lo so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi» ( 8,17).
Possiamo ammirare in Pietro una grande delicatezza, che viene confermata da Giovanni che sembra volerci rassicurare ancora più generosamente: «Ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto» (1^ Gv 2,1). In parole povere: se uno ha peccato deve sapere che ha chi lo perdona.
Una tale delicatezza è propria di Gesù risorto che, invece di rimproverare i suoi discepoli, sembra abbia bisogno di farsi perdonare per il brutto momento che hanno dovuto passare.
Con il dono della pace, infatti, egli non vuole far dimenticare il dramma vissuto ben presente nelle «mani» e nel «piedi» feriti, ma vuol celebrare la vittoria di un amore che ha saputo andare oItre e non si è lasciato imprigionare dall’odio, dal rifiuto, dall’incomprensione, dall’ umiliazione.
Come a dire: state in pace perché il peggio è passato e ogni peggio che ci sarà, passerà. L’Amore l’ha sempre vinta sull’odio. Ogni vita che si dona sarà essa stessa una vittoria perché l’Amore resta sempre.
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