La parola che mi ero impegnato a vivere quel giorno diceva: “Ma è tutto necessario quello che possiedo?”
Sono ormai le sei, e ormai è tutto buio intorno. Bussa alla porta della nostra casa Salesiana di El Houssoun (Libano) un giovane rifugiato siriano di Aleppo, che io conoscevo. Mi racconta che aveva ricevuto il permesso di entrata in Austria, e che all’indomani mattina doveva partire in aereo. Cercava una valigia per mettere le sue robe, e mi domandò se per caso ne avessi una di quelle vecchie che non mi serviva più. Io vado a vedere in camera.
Di valigie ne avevo tre: una valigetta che ormai da anni porto sempre con me a bordo quando viaggio, una grande che non adopero mai, e una terza di medie dimensioni, ma molto carina e comoda, che mi era stata regalata. La tiro giù dallo scaffale per portargliela, ma mi viene un pensiero… Ma forse un domani potresti averne bisogno… Non si sa mai… E quasi quasi mi trovo pentito di quello che stavo facendo. Speriamo che non gli serva, mi diceva l’uomo vecchio… Ma il giovane appena ci mise gli occhi addosso era sorpreso e contento: era proprio quella che faceva per lui.
Immediatamente, come per osmosi, la sua gioia era diventata la mia. Una gioia inconfondibile, che non è di questa terra, era già dentro di me. Gli sorrisi, davvero contento anch’io. E la Parola dentro mi ripeteva: “Ma è tutto necessario quello che possiedo?”
+ P. Armando Bortolaso,
Vicario Apostolico Emerito di Aleppo (Siria)
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