Alla notizia che aspettavo un bambino, nonostante le promesse ricevute, l’azienda nella quale lavoravo non è stata più disposta a darmi permessi, indennità, garanzie per il futuro. Al che ho dovuto licenziarmi. A questo punto un amico mi ha offerto un posto nel suo studio professionale. Sarebbe stata un’assunzione fittizia: non avrei potuto lavorare, ma mi sarebbero stati riconosciuti i diritti delle madri lavoratrici. Stavo già preparando i documenti quando la mia coscienza si è ribellata: uscita dalla legalità, stavo organizzando un furto nei confronti dello Stato, mentre io volevo essere una madre onesta per il figlio che attendevo. Ho dunque rifiutato quella proposta, affrontando il parere contrario dei parenti. Anche loro però, giorni dopo, sono rimasti stupiti da come Dio ha risposto con la sua provvidenza: un nuovo corso professionale per mio marito, lettino, carrozzina e vestitini per il bambino, e un nuovo lavoro per me.
M.L. – Sicilia
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