04.10.2015 – 27^ Tempo Ordinario: Come accogliere il Regno di Dio
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,“Chi non accoglie il Regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” (Mc 10,15).
Ci vuole il cuore semplice e aperto di un piccolo per accogliere un dono che fa un Padre. E questo è il Regno di Dio, cioè la sua presenza fra gli uomini, acolta come un dono.
Esso inizia nel due e più della coppia che diventa famiglia. Non è quindi semplicemente “sposarsi” ma sapere che con il matrimonio inizia un’avventura di marca divina. Questo è il progetto dell’inizio e che Gesù non fa altro che affermarlo con voce umana.
All’inizio infatti c’è l’uomo creato maschio e femmina perché accada l’unica carne che nessuno può più dividere. È l’inizio del progetto di Dio sull’uomo, un progetto a due per riconoscersi, potersi scegliere e poter vivere insieme per sempre. È un inizio al quale corrispondere senza alterarlo e tantomeno mano-metterlo. È da accogliere nella fede!
È così che l’uomo non è pensato come essere “solo” ma in continua compagnia. E Dio non può cambiare pensiero, anche quando cambiano gli usi e costumi dell’uomo.
Una volta stabilito l’inizio si dipana una vita a due che non potrà che essere felice e della quale diventa garante Dio stesso con il suo dono di grazia.
È qui racchiuso l’inizio dell’u-manità e il suo principio attivo. Essa comincia dai due.
Qui sta la fatica nel portare avanti un tale progetto e insieme però anche la gioia di viverlo insieme. La fatica comporta un morire a se stessi che possiamo tradurre con “non cedere ma concedere”. Ogni persona infatti è sempre se stessa, unica e irrepetibile ma che si ritrova nel dono sincero di sé. Ma implica anche il risorgere perché se il seme muore, è per portare frutto che, nel matrimonio, è la presenza di Gesù Risorto. È un passaggio attraverso un conflitto ben gestito che: tiene conto che l’altro non è come lo vorrei; evita un amore sviscerato alle proprie idee che impedisce di accogliere quelle dell’altro; non ha più timore che, se cede su qualcosa, per questo poi debba cadere tutto.
Cosa dire di fronte alle tante coppie in difficoltà e a tante altre che hanno visto fallire il loro matri-monio?
Certo che non si può dire a Dio di cambiare pensiero ma si può entrare dentro la fessura di ogni frattura, di ogni separazione e imparare l’arte del ritessere le molteplici lacerazioni.
E come?
Continuando a seminare Amore con più intensità perché l’umanità recuperi il senso più vero dei rapporti e si superi il livello di quei rapporti pelle pelle o semplicemente prodotti dall’emotività, che sono destinati a rompersi presto.
“Una famiglia che rinnova ogni giorno la volontà di vivere con concretezza nell’amore reciproco può diventare un raggio di luce nell’indifferenza reciproca del condominio o del vicinato.
Una “cellula d’ambiente”, ossia due o più persone che si accordano per attuare con radicalità le esigenze del Vangelo nel proprio campo di lavoro, nella scuola, nella sede del sindacato, negli uffici amministrativi, in un carcere, potrà spezzare la logica della lotta per il potere e creare un clima di collaborazione e favorire il nascere di una insperata fraternità” (da Parola di vita di ottobre 2015).
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