08.11.2015 – 32^ Tempo Ordinario: Capolavoro: la Misericordia!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,1. QUADRO: la vedova che dona.
“Questa vedova ha gettato più di tutti gli altri … ha gettato tutto” (Mc 12,43.44).
Nell’area del tempio di Gerusalemme c’era una stanza detta del tesoro, al quale potevano accedere anche le donne, che all’esterno aveva le trombe entro le quali si facevano scivolare le monete delle offerte. Era il luogo di una santa gara di generosità, naturalmente ammirata e applaudita dal pubblico presente.
Viene una vedova… – al tempo di Gesù, le vedove erano poverissime; alla morte del marito, perdevano ogni diritto – Gesù nota che “depone due spiccioli, cioè un soldo”. La cifra è irrisoria, ma è tutto il suo sostentamento: il testo greco dice tutta la sua vita. Le due monetine sono l’espressione della fiducia nella Provvidenza di Dio. Questa vedova è il segno del credente che si affida in tutto a Dio.
Spesso, trascinati a dare importanza all’esteriorità, alla quantità, dimentichiamo il cuore, il come. E siamo portati a considerare alcune azioni importanti, altre meno. Gesù afferma che tutto quello che parte dall’amore diventa importante.
Sembra di capire che Gesù ama le “azioni intere”, fatte bene e non a metà. Vale a dire realizzare, azione per azione, dei veri “capolavori di amore”.
2. QUADRO: la vita che si dona.
Si da il meglio di sé quando si è sicuri di Colui a cui si dona. E il dono più grande è quello della vita. Una vita donata segna il culmine della libertà. È donare quindi la propria vita a Dio perché se ne serva.
Conduce a fare un’esperienza unica che è quella di
- Poter pensare come Lui;
- Amare con il cuore plasmato da Lui e quindi somigliante al suo;
- Muoversi a nome suo;
- Avere tutte le garanzie che Egli può dare;
- Nutrire, soprattutto, la certezza di poter vivere con Lui per sempre
E questo è essere veri figli suoi…
3. QUADRO: la misericordia che si vive.
Allora si può essere misericordiosi come lo il Padre e misericordia (compassione/patire con):
Non è semplicemente un moto di generosità, un’iniziativa nei confronti di qualche sfortunato.
Non è una grazia concepita come degnazione, non mette a posto la coscienza di colui che la esercita.
Non coincide con il possesso di un cuore tenero che si lascia strappare qualche spicciolo in più.
Vuol dire “avere i miseri nel cuore” e non “un cuore per i miseri”.
Dio che usa misericordia non è semplice-mente il creditore che condona, o colui che rimette il peccato. Se così fosse quasi verrebbe da pensare che la misericordia fosse una reazione più che un’azione originale.
Al contrario Dio è misericordioso perché ha nel cuore le persone a cui si dona, come una madre ha nel seno il proprio figlio.
È questo il modo per realizzare una vera comunità dove s’impara a costruire relazioni vere, al catechismo come in ogni altra realtà di vita, che attirano la presenza di Dio.
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