«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli».
Possiamo domandarci come può essere felice una persona povera di cuore, il cui unico tesoro è il Regno dei cieli. Ma la ragione è proprio questa: che avendo il cuore spogliato e libero da tante cose mondane, questa persona è “attesa” nel Regno dei Cieli.
«Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati».
Come possono essere felici quelli che piangono? Eppure, chi nella vita non ha mai provato la tristezza, l’angustia, il dolore, non conoscerà mai la forza della consolazione. Felici invece possono essere quanti hanno la capacità di commuoversi, la capacità di sentire nel cuore il dolore che c’è nella loro vita e nella vita degli altri. Questi saranno felici! Perché la tenera mano di Dio Padre li consolerà e li accarezzerà.
«Beati i miti».
E noi al contrario quante volte siamo impazienti, nervosi, sempre pronti a lamentarci! Verso gli altri abbiamo tante pretese, ma quando toccano noi, reagiamo alzando la voce, come se fossimo i padroni del mondo, mentre in realtà siamo tutti figli di Dio. Pensiamo piuttosto a quelle mamme e quei papà che sono tanto pazienti con i figli, che “li fanno impazzire”. Questa è la strada del Signore: la strada della mitezza e della pazienza. Gesù ha percorso questa via: da piccolo ha sopportato la persecuzione e l’esilio; e poi, da adulto, le calunnie, i tranelli, le false accuse in tribunale; e tutto ha sopportato con mitezza. Ha sopportato per amore nostro persino la croce.
«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati».
Sì, coloro che hanno un forte senso della giustizia, e non solo verso gli altri, ma prima di tutto verso sé stessi, questi saranno saziati, perché sono pronti ad accogliere la giustizia più grande, quella che solo Dio può dare.
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia».
Felici quelli che sanno perdonare, che hanno misericordia per gli altri, che non giudicano tutto e tutti, ma cercano di mettersi nei panni degli altri. Il perdono è la cosa di cui tutti abbiamo bisogno, nessuno escluso. Per questo all’inizio della Messa ci riconosciamo per quello che siamo, cioè peccatori. E non è un modo di dire, una formalità: è un atto di verità. «Signore, eccomi qua, abbi pietà di me». E se sappiamo dare agli altri il perdono che chiediamo per noi, siamo beati. Come diciamo nel “Padre nostro”: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori».
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».
Guardiamo la faccia di quelli che vanno in giro a seminare zizzania: sono felici? Quelli che cercano sempre le occasioni per imbrogliare, per approfittare degli altri, sono felici? No, non possono essere felici. Invece quelli che ogni giorno, con pazienza, cercano di seminare pace, sono artigiani di pace, di riconciliazione, questi sì sono beati, perché sono veri figli del nostro Padre del Cielo, che semina sempre e solo pace, al punto che ha mandato nel mondo il suo Figlio come seme di pace per l’umanità.
Dall’omelia di Papa Francesco al cimitero del Verano
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