27.12.2015 – Santa Famiglia di Nazareth: Ogni figlio è un dono e un tesoro!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,“Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore” (1 Sam 1,28).
“Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1 Gv 3,1).
“Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49).
Un pensiero iniziale sull’intera famiglia.
Essa è una comunità e non dei singoli che stanno insieme sotto lo stesso tetto. Forse per questo che è in sofferenza e in difficoltà. L’egoismo è il vero nemico della coppia e l’individualismo quello dell’intera famiglia. Il “fai da te” può inocularsi anche nella famiglia e diventa tarlo roditore.
Quanto sarebbe importante invece avere un momento di comunione familiare dove le persone emergono come tali e sono più delle cose e degli animali. La famiglia è troppo bella ed esperienza unica di vita che segna il presente e il futuro.
Qui viene in evidenza il dono di un figlio che è, però, legato al progetto che è su di lui. È un legame che dice la gioia di una nascita ma anche il distacco doloroso da lui. È bello gioire per un figlio ma è più bello lasciare che egli faccia la sua strada.
“Se ne sta andando” disse una neomamma alla vista del figlio. È la verità che può anche sconcertare, ma che dice il senso più vero del generare; immettere nella vita tutta da vivere.
Anna “consegna” il figlio Samuele chiesto e dato da Dio; Maria e Giuseppe riconoscono, pur non capendo tutto, la presenza di un Padre che lega tutti e tre i componenti la famiglia.
Cosa fare concretamente?
1. Non dimenticare mai che abbiamo tutti un Padre.
Egli dice a tutti:
“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49,15)
2. Prima di essere preti o sposati siamo fratelli e sorelle.
La generazione dice un compito mentre la realtà che la precede dice il fondamento la vita umana.
3. Prediligere l’apertura su tutti.
Una famiglia chiusa – dice papa Francesco – “mortifica il Vangelo e inaridisce il mondo”. È dunque un danno anche se è bella a vedersi; come lo è il volto, ancora roseo, di un malato molto grave. È un’illusione!
L’apertura dice, invece, accoglienza dell’altro così com’è e renderlo partecipe dei doni ricevuti.
4. Non ritenersi educatori unici di un figlio.
Anch’egli impara attraverso pro e contro, sbagli e cose fatte bene.
Una cosa, tuttavia, che non dimenticherà mai è l’esperienza di amore fatta in famiglia: se la porterà con sé come eredità!
5. Essere educatori, come genitori, di ogni figlio.
Ciò impedisce di esibire il proprio e di non giudicare gli altri genitori. Può essere l’inizio di una vera collaborazione che porta a capire quanto sia importante investire insieme sulle nuove generazioni.
E quanto ne guadagnerebbe anche una parrocchia e un territorio.
Non va infatti dimenticato che il futuro della nostra società passa attraverso i bambini, ragazzi e giovani.
Lascia una risposta