Il frutto più vero dell’amore è la vita della Parola. Amare Gesù è ascoltarlo e realizzare ciò che Egli dice.
Ma per comprendere le sue Parole, quelle giuste che servono oggi, ci vuole lo Spirito santo. Ormai Gesù fa capire che la sua funzione continua attraverso l’azione del suo Spirito.
Ed è bello questo passaggio da Gesù allo Spirito come è ugualmente bello poterlo attuare il più possibile anche tra i membri della Chiesa. Nulla infatti nel cristianesimo è personalizzato se non in un compito ben definito e a termine.
La stessa Trinità ce lo dimostra con i continui mandati:
“Come il Padre ha mandato me, anch’io ho mandato voi…Lo Spirito Santo che il Padre vi manderà nel mio nome, vi ricorderà ciò che vi ho detto”.
È un passamano che esprime quanto il Regno di Dio non appartenga a qualcuno in particolare e ognuno si debba ritenere servo inutile. E, se Dio si serve di noi, è perché noi dobbiamo continuamente consegnargli il frutto.
E come poterlo fare meglio, se non condividendo i frutti con altri? È così che si opera anche in noi un passaggio che non lascia nulla in mano.
È bello anche pensare quanto sia vero che noi saremo sempre a mani vuote perché continuamente pronti alle consegne. E per ultima consegna al Padre di ciò che siamo e abbiamo.
E le mani restano vuote non per non aver nulla ma per aver già tutto donato.
In concreto:
Troppo importante per noi chiedere sempre il parere a qualcuno sul da farsi e non agire poi da soli.
Vale la pena chiedere all’altro la collaborazione che egli sa dare: permette una vita più vera e più umile!
Del resto l’umiltà vera è quando l’altro sale e noi scendiamo!
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