La maggioranza di noi sa poco o nulla sullo Spirito Santo. E se noi domandiamo a tante brave persone: chi è lo Spirito Santo per te? e cosa fa e dov’è lo Spirito Santo? L’unica risposta sarà che è la terza persona della Trinità. Esattamente come hanno imparato a catechismo.
Certo, sanno che il Padre ha creato il mondo, perché la creazione è attribuita al Padre. E sanno anche che il Figlio è Gesù, che ci ha redento e ha dato la vita.
Lo Spirito Santo è quello che muove la Chiesa; è quello che lavora nella Chiesa, nei nostri cuori; è quello che fa di ogni cristiano una persona diversa dall’altra, ma da tutti insieme fa l’unità. Dunque lo Spirito Santo è quello che porta avanti, spalanca le porte e ti invia a dare testimonianza di Gesù.
Lo Spirito Santo è quello che ci muove a lodare Dio, a pregare: Prega, in noi. Lo Spirito Santo è quello che è in noi e ci insegna a guardare il Padre e a dirgli: “Padre”. E così ci libera da questa condizione di orfano nella quale lo spirito del mondo vuole portarci.
Ma c’è un pericolo: Quando non siamo all’altezza di questa missione dello Spirito Santo e non lo riceviamo così, si pensa che adempiere a tutti i comandamenti sia abbastanza, ma niente di più. E così ci diciamo: questo si può fare, questo non si può fare; fino a qui sì, fino là no! cadendo nella «casistica» e in «una morale fredda». Però la vita cristiana non è un’etica: è un incontro con Gesù Cristo. E chi mi porta a questo incontro con Gesù Cristo è proprio lo Spirito Santo.
Così noi, nella nostra vita, abbiamo nel nostro cuore lo Spirito Santo come un “prigioniero di lusso”: non lasciamo che ci spinga, non lasciamo che ci muova. Eppure fa tutto, sa tutto, sa ricordarci cosa ha detto Gesù, sa spiegarci le cose di Gesù.
C’è soltanto una cosa che lo Spirito Santo non sa fare: cristiani da salotto. Questo non lo sa fare! Non sa fare “cristiani virtuali”, non virtuosi.
Al contrario, fa cristiani reali: lui prende la vita reale così com’è, con la profezia del leggere i segni dei tempi, e ci porta avanti così.
Possiamo allora farci alcune domande dirette:
- Mi ha insegnato la strada della libertà? L’ho imparata da lui? Ma che libertà? Quale libertà?
- Lo Spirito Santo, che è in me, mi spinge ad andare fuori: ho paura? Come è il mio coraggio, quello che mi dà lo Spirito Santo, per uscire da me stesso, per testimoniare Gesù?
- Come va la mia pazienza nelle prove? Perché anche la pazienza la dà lo Spirito Santo.
Cerchiamo di parlare con lui e dire:
Io so che tu sei nel mio cuore, che tu sei nel cuore della Chiesa, che tu porti avanti la Chiesa, che tu fai l’unità fra tutti noi, ma diversi tutti noi, nella diversità di tutti noi.
Possiamo dirgli tutte queste cose e chiedere la grazia di imparare, ma praticamente, nella mia vita, cosa fa lui. È la grazia della docilità a lui, essere docile allo Spirito Santo: pensiamo allo Spirito e parliamo con lui.
(Riflessioni di Papa Francesco)
Gesù allora se ne va perché impariamo a stare con lo Spirito Santo, lasciando a Lui la guida della nostra vita e quella di altri.
E questo comporta una nostra volontaria espropriazione. E così lo Spirito può agire e anche dilagare. È infatti anch’egli Dio insieme al Padre e Gesù; e tutto conosce del presente e del futuro.
Affidarsi allo Spirito è camminare sulla terra guardandola con occhi di cielo, facendo sbocciare in essa i fiori che rendono bello il giardino di Dio!
Lascia una risposta