05.06.2016 – 10^ Tempo Ordinario: Ragazzo dico a te alzati (Lc 7, 14).
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Gesù vive e fa vivere. Vive la sua vita in carne e si coglie in Lui ciò che sente Dio: compassione. È il vero sentimento di Dio, la sua divina e, ora, umana sensibilità che lo porta a farsi vicino e a farsi carico della sofferenza tanto da dire ad una donna affranta dal dolore e rimasta sola: non piangere!
Si può notare che non è il morto a provocare la compassione di Gesù, ma la madre vedova che piange. Gesù non sopporta di lasciarla in quella situazione di pianto che ci ricorda l’uomo che piange perché stenta a riconoscere i segni del bene nella storia, che vede e sente più facilmente i segni del dolore, l’incertezza del suo futuro. Non la invita a rassegnarsi, a prendere tutto dalle mani di Dio per trovare pace, ma si preoccupa piuttosto di farle capire che Dio è presente, è all’opera per lei. Per questo l’invito a non piangere è accompagnato da un gesto significativo.
Gesù si fa avanti, ferma il corteo della tristezza, tocca la bara manifestando la sua superiorità sulla morte e specialmente dimostra la sua vicinanza, la sua condivisione personale a quel dolore di madre e alla situazione di quel morto. Il corteo della morte si ferma di fronte al Signore della vita.
Ragazzo, io dico a te…
Gesù ha a cuore la singolarità e la dignità di ogni persona. La nostra vicenda personale è così unica che Dio l’ha voluta per se stessa. Dio ha in mente e ha in mano la mia storia come storia irripetibile, singolarissima, come valore immenso e irrevocabile.
Alzati! Svegliati!
È uno squillo di risurrezione. È come se Gesù dicesse al giovanetto: «Destati, risorgi, vivi una vita nuova, c’è per te una possibilità di vita nuova, esprimi le potenzialità della tua vita. Non avere paura, non avere timore pensando che hai poche doti, io sono con te, tocco i tuoi limiti e perciò non sei solo. Diventa uomo adulto, passa a una vita feconda. Forse tu pensi di non farcela, di non avere le forze sufficienti, ma io ti tengo per mano, perciò alzati perché Io ti voglio vivo e lanciato nel tuo futuro.
Il ragazzo si alza e comincia a parlare e quindi a comunicare. Il sapersi esprimere è la caratteristica più grande di una persona umana vivente. Il giovane ha ritrovato la sua capacità espressiva, è in grado di manife-stare i suoi sentimenti più profondi. È stato toccato dalla misericordia di Gesù; ora è capace di comunicare i valori straordinari che ha dentro di sé.
IMPEGNO – PROPOSTA
- Aver il coraggio di impegnarci insieme con Gesù a favore dell’uomo che soffre. Non confidare troppo nel nostro piccolo amore che scopre i ritagli del nostro tempo e così non arriva ad assumersi responsabilità concrete stabili nel tempo.
- Farsi coinvolgere nel mistero di morte e risurrezione di Gesù entrando nel suo ‘giro’ ad ogni Messa in ogni Comunione che facciamo.
- “Si tratta (poi) di amare ognuno che ci viene accanto come Dio lo ama. E dato che siamo nel tempo, possiamo amare il prossimo uno alla volta”.
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