07.08.2016 – 19^ Tempo Ordinario: La cultura del dare

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

Il brano inizia con l’esortazione: “Non temere piccolo gregge perché al Padre vostro è piaciuto darvi il regno” (v. 32). I discepoli hanno paura: sanno di essere pochi e deboli di fronte ad un mondo ostile. Si spaventano perché il male è forte, trionfa ovunque, sembra incontenibile e si sentono fragili e incapaci di opporvi resistenza. Il regno di Dio – assicura Gesù – viene ma come dono di Dio; non è opera d’uomo.
E il regno è proprio Lui, Gesù: “Nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!” (Lc 17,21). E ancora: “Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio”. (Mt 12,28).
Per Gesù vale la pena “vendere ciò che si ha e darlo in elemosina” (vv 33-34). Non per guadagnare ma per condividere. E così è introdotta la cultura del dare. Con un nuovo principio: Io sono perché dono: tempo, fatica, denaro… È così che ci si procura nei cieli un tesoro che non si corrompe. È il tesoro più grande che ora può essere in terra come in cielo.
Per questo regno si può stare sempre svegli cioè sempre attenti ad ogni evento, cogliere tutte le occasioni, vivendo con intelligenza ogni momento come se fosse l’ultimo; con la valigia pronta con dentro atti d’amore sempre più puliti e belli; dare a Dio il tempo migliore come faceva Gesù. Che grazia il rapporto vitale con Gesù. Vivere come Lui! È proprio “far da Gesù”!
E per questo regno si agisce cioè si è sempre in piedi nell’amore nel servire i fratelli con l’aiuto concreto. Soffrire con chi soffre, gioire con chi gioisce, entrare nella altro, vivere l’altro. E questo fa fatto oltre la voglia, oltre la stanchezza, oltre la prova, oltre qualsiasi momento di dolore. L’Amore, quando è al suo culmine, ti asciuga, ti consuma ma realizza il “progetto Gesù”: il Padre che ama tutti i suoi figli e fa in modo che essi stessi, a loro volta, amino e si veda la civiltà dell’Amore.
Conclusione
Ogni lavoro possa diventare servizio, come ogni rito liturgico, ogni lettura della Parola di Dio, ogni gesto, una preghiera.
Non va allora persa alcuna opportunità di salvezza che può non presentarsi più; perché la venuta del Regno è improvvisa come quella di un ladro che qui non vuol indicare il timore di un furto ma una proprio una possibilità di salvezza, un invito ad accogliere questo regno, che contiene Dio e il suo amore.
È accogliere Gesù nella propria vita, Lui che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 10,28)