Chi voleva il male ha costruito ponti

Chi voleva il male ha costruito ponti

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Articoli,

«Conosciamo poco di queste persone ma il fatto che siano sedute al primo banco, nella nostra chiesa, in un giorno festivo, a scambiare la pace con noi, rende forse storico questo giorno».

Senza forse, quello a cui assiste la signora Lucia, che da decenni frequenta la parrocchia di Santa Maria di Caravaggio, nel decanato Navigli, Milano Sud, è proprio un giorno storico. In cui don Paolo Croci, il vicario parrocchiale, a nome del cardinale arcivescovo Angelo Scola, poco prima della Messa delle 11 può abbracciare l’imam Muhyiddin Bottiglioni, della Comunità religiosa islamica italiana, e dire con lui che «chi voleva distruggere, in realtà ha solo costruito ponti».

La tragedia di Rouen lascia in eredità anche questo: la delegazione composta da imam (oltre a Bottiglioni anche Abd al-Hakim Carrara e Abd as-Sabur Turrini) e da rappresentanti di centri e associazioni islamiche, offre con semplicità e spontaneità un gesto di «vicinanza fraterna e sacrale ai fratelli cristiani»; la comunità che accoglie evidenzia a sua volta «un ulteriore passo che cementa un percorso di dialogo», capace di collocare «un altro mattone sulla via della reciproca conoscenza».

In rappresentanza di Coreis, Casa della comunità islamica di via Padova, islamici somali e di rito Sufi, sono una decina le persone che, «con convinzione», davanti all’altare, in uno scambio di messaggi con don Croci e poi davanti a giornalisti e fotografi, dopo aver richiamato il Corano, utilizzano le parole di papa Francesco per dichiarare che «non sono le religioni a scontrarsi». Lo fanno per bocca di Bottiglioni per il quale il saluto è in realtà «un segno concreto di profondo rispetto della sacralità della vita, dei luoghi di culto, dei riti e dei ministri del cristianesimo. È una testimonianza di compartecipazione che si realizza in tante chiese: da Lille ad Agrigento, da Marsiglia a Vicenza, da Parigi a Roma e Milano». Questo è, prosegue l’imam, «un segno concreto, non teorico o di circostanza» che vuole contribuire a edificare «uno spirito di riconoscimento reciproco» e di «coesistenza pacifica cui tutti siamo chiamati». Nel posto «che ci ospita oggi – dice don Croci – noi troviamo la forza per vivere il presente e per costruire il nostro futuro. E oggi il futuro è più vicino».

Lo scambio della pace nel corso della Messa è un dono prezioso. Sottolineato dai testi sacri.

Bottiglioni cita il Corano (Sura 5, versetto 48): «Siamo chiamati a ‘gareggiare nelle buone opere’». Poco dopo, risuonano le parole di Paolo nella Lettera ai Romani: «Se possibile – esorta l’apostolo –, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti».

Avvenire 02.08.2016