28.08.2016 – 22^ Tempo Ordinario: C’è una società diversa

28.08.2016 – 22^ Tempo Ordinario: C’è una società diversa

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

L’evangelista Luca dice: Gesù, notando i come gli invitati sceglievano i primi posti. Come! Non basta solo desiderare il primo posto, ma è che uno per averlo, è pronto a tutto. È questa la gravità, cioè che uno possa perdere qualunque scrupolo pur di accaparrare questo primo posto!
È un modo di pensare: uno conta qualcosa se è al primo posto, non conta nulla se è nell’ultimo posto!
Gesù insegna qualcosa di molto diverso: non è importante quello che uno conta davanti agli altri – che è poi apparenza – ma quello che conta davanti a Dio e come si pone davanti a lui da persona veramente libera. Si tratta di una società nuova che partendo dalla base – ecco tutti scendono all’ultimo posto – si coltiva una capacità più fraterna, più di sentirsi uguali agli altri, non superiori agli altri.
È dire: io non voglio partecipare a questo tipo di società che crea divisioni e sofferenza tra le persone, ma io voglio collaborare a creare una società nuova basata su rapporti umani, fraterni, tra uguali, che porta la promozione per tutti. Non l’autopromozione, perché sono più furbo di te, ma sono tutti promossi. È così rovesciata la situazione che uno si trova davanti, perché ha capito che da quel ambiente lì non si ricaverà mai niente, nulla di vero e di buono per la persona se non un ripetere continuamente situazioni di sopraffazione e di dominio dei forti sui deboli.
Quindi si tratta di cambiare la mentalità, cambiare il proprio modo di agire, perché si ritiene che in questo nuovo comportamento, finalmente si possa trovare quella crescita e quella dignità che prima non si trovava.
Esemplificazione finale.
“Ma quando tu fai un convito, chiama poveri, storpi, zoppi e ciechi e sarai beato, perché non hanno modo di contraccambiare”.
Mi domando: che cosa c’è alla base del mio rapporto con l’altro? Se alla base c’è soltanto l’interesse meschino, cioè io ti do perché tu mi darai, cioè io ti invito e so che tu mi inviterai, è tutto sterile – dice Gesù – non fa crescere la persona. Egli sta cambiando del tutto il modo di vedere la società degli uomini. Certo che gli affetti si curano, ma se sono veri affetti, mi lanciano sempre verso gli altri, anche verso quelli che non mi possono ricambiare, che non mi possono ripagare. Per il fatto stesso che si rompe questo meccanismo dell’interesse e si si butta nella gratuità, si prova qualcosa di nuovo che nessun altro ci può far provare.
Quanta gente, dopo un’esperienza di volontariato, che è anche partita per un periodo fuori, ha detto: guarda io pensavo di andare a dare qualcosa ma ho ricevuto più di quello che io credevo di dare a questa gente che non aveva niente da darmi.
Questo è veramente il senso vero dell’essere umano: quando io mi butto nella gratuità io capisco il valore di vivere. Perché questo? Perché è così che si comporta Dio, il Padre.