Le regole dei suoi istituti e oratori sono poche, ma chiare: il direttore sia sempre coi ragazzi; ai ragazzi sia concessa libertà di correre, saltare e schiamazzare; i mezzi educativi più efficaci sono ginnastica, musica, teatro e passeggiate; i ragazzi seguano le pratiche religiose senza obbligo; il gioco è uno strumento efficace per conoscere i ragazzi e mezzo utile per la loro formazione.
Per don Bosco ogni chiesa deve avere anche un cortile, dove i ragazzi possano vivere quei principi sopra enunciati, senza scindere gioco, teatro e sport della formazione. Nel cortile si vive lo “spirito di famiglia”; perché la familiarità porta affetto e l’affetto confidenza. L’educatore che va a ricreazione coi giovani diventa loro fratello. I cuori si aprono, facendo conoscere non solo i difetti, ma soprattutto i loro bisogni e problemi (lavoro, studio, divertimento, devianza). Il cortile è il luogo primario di educazione, porta aperta al territorio in cui si trova.
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