Ma c’è una strana forza negli uomini, nelle ore disperate, che sorpassa ogni loro debolezza, e imperiosa li spinge a salvare vite. Gente che avresti detto magari pigra, o rassegnata, d’improvviso non può restare inerte, e si mette a scavare a mani nude.
È accaduto a Pescara del Tronto, paese sbriciolato, davanti a una casa crollata da cui venivano a tratti voci di bambini. E allora tutti quelli che c’erano si sono messi disperatamente all’opera. E come avranno fatto, senza attrezzi, a sollevare massi e travi? Ma hanno tirato fuori, vivi, due bambini di quattro e sei anni, e il papà Mauro e lo zio Riccardo quasi morivano dalla gioia. E così, pure nella paura di una seconda scossa, fra le strade spezzate e i mezzi di soccorso bloccati, nel caos, nel ronzare metallico delle seghe elettriche e nei morsi delle ruspe, piccoli episodi di quell’altra tenace forza degli uomini si sono ripetuti.
Così ad Amatrice, dove una donna di 97 anni è stata estratta viva dalla rovina della sua casa, e piangeva – come si può piangere quando tutto il tuo mondo è finito per sempre. Eppure nella tragedia qualcuno ha trovato il tempo di fermarsi e di consolarla, come si consola una bambina.
Oppure ancora a Pescara del Tronto, il paese più massacrato, dove il corpo di una donna anziana spuntava fra i monconi dei muri della sua casa. Sembrava un braccio inerte, e invece con stupore i soccorritori si sono accorti che la donna era viva. E allora nasce il paziente dialogo tra la vecchia sconosciuta e un giovane arrampicatosi fra le macerie: signora, stia tranquilla, ora vengono i vigili del fuoco a salvarla, non le faranno male. E la donna, da sotto la polvere, con un filo di voce: va bene, aspetto, è solo che mi scappa… E il ragazzo: signora, non si preoccupi, guardi, io mi allontano un momento, si lasci andare, la faccia… Due sconosciuti con settanta anni di mezzo, che dialogano come una nonna e un nipote. Anche questa è la strana forza che sale tra le macerie, quando tutto sembra perduto: una tenerezza mai vista, una potente passione alla vita, anche a quella dell’altro che non hai mai conosciuto.
A guardare dall’alto e da lontano è davvero bestiale l’opera di morte venuta dal sottosuolo, e, indiscutibilmente, di molto più potente dei piccoli uomini. E però quelle mani nude a scavare, con le unghie sanguinanti, tenaci dietro a una voce affievolita; quelle parole di consolazione e coraggio sussurrate a nonne sconosciute. C’è una piccola enorme forza che entra in gioco in notti come queste, e si chiama speranza.
Il poeta Charles Péguy scriveva che la Speranza è come una bambina da niente, in confronto alle sue sorelle Fede e Carità, e che però le spinge e le conduce. Così come conduce gli uomini, in certe ore di certe notti di inferno: con quale potenza li trascina.
Da Marina Corradi, Avvenire 25.08.2016
Lascia una risposta