07.05.2017 – 4^ Domenica di Pasqua: IL PASTORE E LA PORTA! (Gv 10,1-10)

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi entra nel recinto delle pecore dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore; se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Proviamo a capire la metafora a cui ricorre Gesù nel vangelo. Era usanza in Israele, al tempo di Gesù, che i pastori di notte chiudessero i loro greggi in un unico recinto. Di notte le pecore e le capre si mescolavano tra loro, gli schieramenti perdevano visibilità. Ma la mattina, alla voce dei padroni, gli animali uscivano prontamente.

Tre sono i verbi importanti:

  • Ascoltare: riconoscere la sua voce fra le altre…Egli chiama per nome perché sin dall’eternità ha scolpito il nostro volto nel suo cuore.
  • Uscire: Egli spinge fuori; non ama chiusure né di mente né di cuore.
  • Seguire: è il Maestro e cammina davanti segnando la strada che ben conosce; e “ obbedire ” è la nostra risposta d’amore.

«Essi non capirono di che cosa parlava loro» (Gv 10,6): qui è nascosta la poca docilità quando qualcuno cerca di esercitare un’autorità nei nostri confronti, e proviamo a fingere che il problema sia capire anziché affidarsi! Finché si usa il linguaggio delle idee e non quello dell’amore non si può capire. Si pensa ma non si ama ancora.

Gesù continua: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore» (10,7).  Il Signore morto e risorto sta davanti alla nostra libertà come una porta che da lontano chiede di essere prima riconosciuta, poi aperta e infine attraversata. Del resto, finché non passiamo attraverso la porta di Cristo non possiamo mai sapere quale tessera siamo chiamati a diventare nel grande e meraviglioso mosaico del disegno di Dio.

È necessario varcare la soglia della porta:

  1. Si entra “per” Gesù; grazie a Lui c’è un ambiente di silenzio e di riposo.
  2. Si esce “con” Lui; insieme, dove il motivo    d’ intesa comune, è solo Lui.
  3. Si trova “in” Lui il pascolo; la nuova visione del mondo e della storia. È avere la vita e averla in abbondanza! È l’essere pienamente soddisfatti non per i successi ma in Lui. E quindi non sono più così importanti le idee magiche ma Lui che ben conosce il progetto del Padre.

… per seguirne le orme (1Pt 2,20b-25)

a.     Non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca: è l’amore fatto di sincerità e trasparenza.
b.     Insultato, non rispondeva con insulti: l’amore che rompe la spirale dell’odio.
c.     Maltrattato non minacciava vendetta: l’amore fatto perdono che non vanta diritti pur avendone tanti.
d.    Si affidava a colui che giudica con giustizia: è l’amore del figlio che crede e si affida al Padre.
e.     Dalle sue piaghe siamo stati guariti: è il dono totale di sé, far delle piaghe prodotte lo strumento per sanare chi le ha inferte.